Capitan Sfracassa resto del Mondo 0 a 4.
di Ernesto Cadenelli

Finisce con un’altra cocente sconfitta e sconfessione della linea dura del Ministro degli Interni anche la vicenda della Motonave della Guardia costiera Gregoretti, che finalmente ha avuto l’autorizzazione a sbarcare migranti ancora a bordo soccorsi in mare


Non poteva essere che così. Anche se Salvini, stavolta furbo, ha anticipato l’intervento della magistratura ed evitato uno scivolone pericoloso visto l’aria che tira nel Governo.
Ha trionfalmente annunciato la disponibilità di 5 Paesi Europei ad accogliere parte degli sfortunati, omettendo di dire che 50 saranno accolti in Italia dalla Cei (vescovi italiani) e che nessuno dei Paesi di Visegrad suoi amici ha mostrato disponibiltà.

Quindi fermo della nave italiana, sette giorni di impegno dei Governi, telefoni roventi per partorire il classico topolino, la ripartizione di circa 60 migranti nel Continente.
Roba da matti! Ma quanto ci è costata questa ennesima prova muscolare?

La scorsa settimana il ministro ha bruciato (come si faceva a scuola quando non si era preparati) l’incontro di Parigi dove ministri degli Interni di 8 Paesi erano disponibili a concordare un sistema di distribuzione automatica dei profughi sbarcati in Italia e Grecia.

Non interessava questa soluzione perché avrebbe tolto alibi e argomenti alla campagna elettorale permanente della Lega.
Ovviamente ha già annunciato linea dura anche per un’altra nave che arriverà a giorni a Lampedusa e avanti così, ma fino a quando può durare?

Intanto i morti in mare aumentano e i più fortunati riescono a sbarcare a piccoli gruppi sulle nostre coste. Intanto a Milano Marittima le moto d’acqua della P.S. scorazzano portandosi a spasso il figlio a spese degli italiani che pagano le tasse.

E’ evidente che questi argomenti di distrazione di massa servono a coprire la paralisi dell’attività governativa. Crisi di Governo plateale visto che i soci di maggioranza ormai litigano su tutto: Tav, flat/tax, autonomia regioni, riforma giustizia, rapporti con l’Europa, misure per rilanciare l’economia, blocco degli investimenti pubblici.
Non è solo una diversità di opinioni su singoli punti, siamo al tutto e al suo contrario e intanto il Paese sta tornando in crisi come dimostrano i dati del secondo trimestre, Crescita 0.

Il Movimento 5 Stelle si sta sciogliendo come neve al sole, il suo gruppo dirigente beve tutte le salvinate pur di restare aggrappato alle poltrone, non ha uno straccio di bussola, è allo sbando. Erano andati per suonare e sono stati suonati!

La Lega deve nascondere le sue magagne, prima la vicenda dei 49 milioni di euro di rimborsi elettorali su cui indaga la magistratura, poi lo scandalo del sottosegretario Siri che è stato dimesso, poi la vicenda complessa e poco chiara del Russia-gate nostrano, oggi alcuni quotidiani parlano di strani movimenti col Marocco.

E gli Italiani? Sarebbe ora che aprissero gli occhi e anziché rifugiarsi nel privato riprendessero a partecipare alla vita pubblica, portando ciascuno il proprio contributo.
Infatti quel 38% dei sondaggi accreditato alla Lega è relativo a poco più del 50% di votanti. I restanti sono schifati e non votano più.

Il terreno da arare è molto e anche la sinistra oltre a farsi i mea culpa o continuare a guardarsi l’ombelico dovrebbe pensare a proposte concrete e dettagliate da far conoscere ai cittadini, proposte soprattutto in tema di lavoro e uguaglianza sociale.
Serve una riorganizzazione sul territorio che porti a creare occasioni di confronto e di discussione anche in periferia.
Da troppo nelle nostre comunità è assente.

Eppure qui, come nelle grandi periferie, il credo salviniano a fatto man bassa, seminando odio e rancore e demolendo ogni ragionevole argine di convivenza solidale, basta leggere le percentuali delle elezioni europee nei paesi della valle.
Mi rifiuto di credere che tutto l’elettorato sia diventato “zoccolo duro”. Certo è che serve una linea chiara e di contrasto per far emergere le contraddizioni dell’azione governativa che, se non risolte, rischiano di pesare enormemente sul futuro nostro e delle nuove generazioni. 

Ernesto Cadenelli

Vobarno, agosto 2019




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