Roby Manni sul tetto del mondo
di Ubaldo Vallini

Ce l'ha fatta il fortissimo scalatore valsabbino: ieri alle 15, ora locale, Roberto Manni ha conquistato la vetta piů alta del mondo che con i suoi 8.850 metri č l'Everest. L'ha raggiunta in compagnia di uno sherpa.

“Sono arrivato in cima in compagnia di uno sherpa, sono in vetta al mondo e sto bene. Qui è bellissimo”.
Sono le 11 del mattino e calcolando il fuso orario localmente devono essere le 15. La voce di Roberto Manni gracchia un po’ al telefono satellitare, interrotta dallo sforzo fisico sopportato, ma anche dalla forte emozione.
Dall’altra parte dell’etere c’è la moglie Lorella che dall’hotel “Ai Mughi” di Pinzolo tiene i contatti col resto del mondo: “Mi ha chiamato anche alcune ore dopo dal Colle Sud – ci dice orgogliosa del suo Roby –. Mi ha detto che era nella fase di rientro e che era felicissimo di quello che è riuscito a fare. Devo andare a prenderlo in aeroporto sabato 31 e non vedo l’ora”.

Roberto Manni, forte scalatore valsabbino di Nozza che di mestiere fa la guida alpina ed il maestro di sci a Madonna di Campiglio, era al campo base dell’Everest con la spedizione italiana delle quale fanno parte il “Gnaro” Silvio Mondinelli, Marco Confortola e Michele Enzio.
Poche e frammentarie per ora altre informazioni sull’impresa.

Bloccato dalla burocrazia prima e per quasi un mese al campo base, senza nemmeno poter fare le classiche operazioni di acclimatamento ed in attesa che la fiaccola olimpionica potesse arrivare sul tetto del mondo senza problemi, nei giorni scorsi aveva dovuto fare i conti con il maltempo. Ieri finalmente le migliori condizioni fisiche ed uno spiraglio meteo favorevole: Roberto ha deciso di muoversi dall’ultimo campo in compagnia di Sergio Martini e di uno sherpa prima degli altri.
E’ stata questa la scelta risolutiva che gli ha permesso di arrivare in cima. Gli altri per il momento hanno dovuto rinunciare, sembra a causa del forte vento che improvvisamente dell’Everest ha chiuso loro la porta in faccia.

Nelle gambe del valsabbino c’erano già 8.201 metri del Cho-Oyu conquistati tre anni fa, il Shisha Pangma mancato per meno di cento metri l’anno successivo, l’anno scorso il Lhotse alla fine di maggio ed il Broad Peak poche settimane dopo.
Roby Manni ha quarantacinque anni e tanta voglia di recuperare terreno sulla conquista a raffica degli ottomila.
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