Precipita per 150 metri dalla parete, grave
di Ubaldo Vallini

L'abbiamo visto piů volte all'opera anche sulle scarpate che sovrastano le strde valsabbine. Fabio Pellizzari, titolare della ditta Seconda Natura di Condino, specializzata negli interventi in parete, č precipitato ieri vicino al Maniva.

“Non l’ho visto quando ha iniziato a cadere, l’ho visto rotolare fra le pietre e andare giù, oltre la strada, non vedevo dove. Però mi sono reso subito conto che doveva essersi fatto male e parecchio, per questo ho chiamato il 118 ancora prima di scendere per andare a vedere com’era messo”.
In quel momento c’erano solo loro due nel cantiere, Stefano che aveva cominciato a raccontarci quello che è successo e Fabio Pellizzari, 44 anni di Condino, che ora sta lottando fra la vita e la morte in Seconda Rianimazione al Civile di Brescia.

I due avevano cominciato l’altro ieri il lavoro di disgaggio della parete rocciosa. Un intervento necessario per permettere alla EdilArte di Giuseppe Stefana di intervenire in piena sicurezza per ripristinare la viabilità sulla Provinciale intervalliva fra il Maniva e Baremone. Il lavoro è atteso da tempo ed è stato recentemente affidato alla ditta di Concesio dagli uffici tecnici della Comunità montana di Valle Trompia.
Stefano l’abbiamo incontrato a metà strada fra il piazzale del Maniva ed il luogo della caduta, con lui i carabinieri di Collio intervenuti per fare piena luce sull’episodio. il maresciallo lo prende da parte: “Andiamo al rifugio che ci spieghi tutto”.

Si offre di accompagnarci più avanti Sergio, testimone ma solo delle operazioni di soccorso: “E’ caduto da quella roccia lassù, la vedi? Una quarantina di metri almeno di volo. Poi deve aver preso a rotolare sulla frana, ha attraversato la strada ed è caduto di sotto. Lo hanno trovato vicino a quei mughi e per fortuna che c’erano quelli, sennò sarebbe andato ancora più giù. Ad ogni modo 150 metri di volo deve esserseli fatti tutti, porca la miseria. Dovevi vedere il caschetto, era tutto rotto anche quello”.
Era mezzogiorno e Sergio era sul piazzale al passo del Maniva quando ha visto arrivare l’elicottero. L’ha visto volare verso il cantiere a cinquecento metri di distanza, pensava che facessero delle foto, non che si trattasse di un volo d’emergenza. Poi si è accorto che qualcuno si stava calando col verricello e allora ha capito che era successo qualche cosa di brutto.

“Ero uno del mestiere – ci dice -, fino a quattro anni fa, poi mi sono fatto male anch’io, sopra Lavenone. Comunque bisogna dire che l’altro è stato bravo, perchè ha chiamato subito i soccorsi e anche perchè nello scendere dalla parete ha badato a farlo dall’altra parte del costone, così non ha rischiato di far finire altre pietre sul ferito. Praticamente quando è arrivato giù lui c’era anche l’elicottero”.

Dopo le prime operazioni di stabilizzazione, il rocciatore piuttosto malconcio è stato issato col verricello e trasportato nel vicino piazzale dove i medici l’hanno anche “intubato” prima di caricarlo sul velivolo e ripartire per Brescia.
La notizia dell’incidente ha fatto presto il giro delle valli arrivando nelle Giudicarie e a Condino, dove Fabio possiede un avviato agriturismo insieme alla moglie Mariagrazia e a quattro figli fra i 16 e i 5 anni. Increduli quanti conoscono bene il rocciatore e sanno con quanto scrupolo affronta i rischi della sua attività, nel ruolo di titolare di una ditta che da lavoro, in certe occasioni, ad una decina di addetti.

“Mi sembra impossibile che possa essere successo. Non è certo uno sprovveduto e fa questo lavoro da vent'anni almeno. Fabio è fissato con i corsi, teorici e pratici, tanto che li vuole fatti sulle pareti vere e non in palestra – ci ha detto uno degli amici, Jacopo -. Ogni volta spende un capitale per assicurarsi che chi lavora con lui sia ben preparato”.
Come tutti, Jacopo spera che l’amico possa uscire presto dalla sala di rianimazione per spiegare a tutti com’è andata, con quel suo modo di fare sempre affabile.
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