E allora spendo!
di Roberto Trevisani

Perché quando gli investimenti non rendono si ha la tentazione di spendere?


Continuando l'argomento degli stati d’animo degli investitori affrontato in un precedente articolo, rendimenti minimi e soluzioni di investimento complesse stanno creando in molte persone un evidente disagio nella gestione del denaro, che può manifestarsi con la tentazione di spenderlo o mantenerlo sui conti correnti. Oggi ci soffermeremo sulla prima casistica. 
 
“Gli investimenti di una volta non rendono nulla, quelli che mi stanno proponendo fatico a capirli e lo scorso anno hanno restituito risultati negativi...” Chi si ritrova in questi pensieri?
 
Ed è proprio in queste circostanze che potremmo vedere una via di fuga per ridurre il nostro stress, dirottando i risparmi verso acquisti non programmati, non necessari, spesso di importo rilevante e soprattutto distanti dagli scopi per cui quel denaro era stato pensato. Dalla mia esperienza, autovetture e spese per migliorie alle abitazioni sono gli acquisti che vanno per la maggiore.
 
Per non essere frainteso, non sto dicendo che non si debba mai spendere, ma prima di farlo trovo importante verificare che non si vada a precludere il soddisfacimento di importanti esigenze future. L'arredamento della taverna dovrebbe avere un peso diverso rispetto al potersi permettere delle cure sanitarie adeguate durante la vecchiaia. 
 
Un altro elemento di attenzione è dato dal fatto che per questi acquisti vengono utilizzati anche investimenti nati con logiche di lungo termine, riscattandoli prima del previsto e non sempre nel momento migliore, con il rischio di generare perdite definitive. 
 
Ecco che una domanda può esserci d'aiuto. Nel momento in cui ho risparmiato quel denaro con sacrificio e privandomi di alcuni sfizi, le mie intenzioni erano di farlo crescere (interessi) o di poterlo utilizzare per soddisfare bisogni futuri? 
 
Se dovessimo dare ai tassi di rendimento il diritto di condizionare le nostre decisioni di spesa, per essere coerenti dovremmo utilizzare i risparmi o gli investimenti quando i mercati finanziari non ci soddisfano e tornare ad investire vendendo quanto acquistato (esempio l’auto) se il futuro dovesse tornare roseo per gli investimenti. E’ un punto di vista alternativo ma naturalmente è solo una provocazione.
 
Sono fermamente convinto che tutti, ma proprio tutti, troverebbero nella pianificazione un valido aiuto nella gestione del proprio denaro. Una volta identificati i propri obiettivi si avrà a disposizione una vera e propria bussola che ci guiderà nelle direzioni desiderate, e si avrà più forza nel combattere le tentazioni; ad esempio, difficilmente si vorrà dirottare denaro destinato alla vecchiaia o allo studio dei figli. 
 
Per rafforzare il potere della pianificazione consiglio di mettere nero su bianco il perché, il quanto e il quando. Scrivere ha il potere di rendere reale un pensiero, firmando una sorta di patto con noi stessi che difficilmente vorremo tradire. Provare per credere!
 
Un consulente di fiducia può essere d'aiuto sin dalla fase di pianificazione, ma sarà il confronto continuo e il suo ruolo da Grillo parlante a creare il vero valore aggiunto. Pensando alle disavventure occorse a Pinocchio nell’aver seguito i consigli del Gatto e della Volpe anziché quelli del Grillo, dovremo prestare attenzione anche alla scelta del fiduciario, assicurandoci che i suoi consigli siano privi di conflitti di interesse.
 
Se ora vi dovesse sembrare anche solo minimamente utile, provate e buona pianificazione!

Roberto Trevisani
 
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Abbiamo chiesto a Roberto Trevisani di aiutarci ad affrontare i piccoli e grandi problemi che le famiglie o le aziende possono incontrare ogni giorno in campo finanziario ed economico.
 
Lo potete leggere, ma anche chiamare o gli potete scrivere, ha promesso che vi risponderà.


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