Essere ragazzi è difficile quanto essere genitori
di Giuseppe Maiolo

Questa sera a Villanuova inizia un nuovo ciclo di incontri di Genitori in Formazione. Lo slogan “Parliamo ancora di figli? Cominciamo dai genitori!” ci porta a incontrare il primo relatore, Marco Vinicio Masoni, psicoterapeuta di Milano, al quale abbiamo posto alcune domande sul suo intervento


Stasera a Villanuova sul Clisi, nella Sala del Consiglio Comunale alle ore 20,30, inizia un nuovo ciclo di incontri di GENITORI IN FORMA zione. Lo slogan “Parliamo ancora di figli? Cominciamo dai genitori!” ci porta a incontrare Il primo relatore, Marco Vinicio Masoni, psicoterapeuta di Milano, direttore del Centro Formazione e Studio e autore di numerose pubblicazioni tra cui “Ragazzi che odiano la scuola” (Ed. La fabbrica dei sogni) e il recente “Il potere dell’empatia” (Ed. Flaccovio Dario). A Masoni che stasera converserà con la psicoterapeuta Marzia. Sellini, abbiamo posto alcune domande sul suo intervento.

Perché è difficile essere ragazzi?
Perché è scomparso il mondo che dava indicazioni semplici e chiare. Oggi devono scoprire come  “esistere”. Spesso trovano vie semplici e all’apparenza poco costose, ma poi si accorgono che il cartellino del prezzo era nascosto.

Un esempio?
Una via apparentemente semplice è quella di avere molti like, ma è una via disperata e a tratti pericolosa e prima o poi lo scoprono

Dove stanno, secondo te, maggiormente i problemi dei giovani oggi?
Sta assumendo importanza via via maggiore il problema della costruzione della propria identità. L’individualismo, figlio dei nostri tempi e dei grandi cambiamenti nell’occidente, impone autorealizzazioni prima impensate. Scompaiono le “masse etiche” e nascono morali private, di piccoli gruppi. L’informatica permette la formazione di gruppi dove si può apparire (senza essere), ma ci si priva dell’addestramento alla vita. La scuola, prima agenzia primaria, mostra la sua incapacità di riaggregarli. Il vallo fra mondo dei ragazzi e mondo adulto si va approfondendo e allargando.

Perché i ragazzi odiano la scuola?
Perché la scuola non capisce che è terminato il tempo dei “saperi” comandati. Ti ordino di capire, ti ordino di sapere. Il gruppo classe è ormai strumento disfunzionale, dove MOLTI ragazzi stanno male. La presenza di altre agenzie formative cancella l’“ovvietà” dell’andare a scuola. Mai come oggi i ragazzi si chiedono: perché devo andarci? Lo scadimento poi della scuola nelle opinioni di senso comune produce affetti nefasti e demolisce la sua credibilità (solo tre generazioni fa  essere un insegnante era ritenuto da molti cosa onorevole, nella mia infanzia ( anni 50) lo stipendio di un insegnante  era indicato come un traguardo di benessere.

Secondo te quali risorse attivare in famiglia e a scuola?
La scuola richiede una riforma che tenga conto del cambiamento dei ragazzi  (nessuna riforma nella nostra storia repubblicana  lo ha mai fatto!): classi meno numerose e insegnanti capaci di negoziare l’apprendimento e non di comandarlo. Occorrono insegnanti che sappiano farlo, e ce ne sono pochi. In famiglia , la cosiddetta crisi dei padri, non è altro che la scoperta che , data la velocità dei cambiamenti che abbiamo vissuto,  le modalità e gli strumenti con i quali i nostri genitori avevano educato noi, ora appaiono  disfunzionali. Occorre dare alla famiglie nuovi “attrezzi”  e far capire loro che devono  apprendere e maturare l’arte di osservare il mondo con gli occhi dei loro figli quando si rapportano con loro.

Intervista di Giuseppe Maiolo
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