Convegno dedicato alle Fonderie
L’impennata dei prezzi delle materie prime rischia di mettere fuori mercato il prodotto finito. Da marzo ad oggi il rottame di ferro è passato da 250 a 400 euro a tonnellata, il rottame di ghisa da 300 a 500 euro a tonnellata.

Mercato globale disordine totale? Secondo Giulio Tremonti sì, secondo Francesco Giavazzi no, poichè i vantaggi della globalizzazione sono superiori ai costi (mai dimenticare che la globalizzazione dello scambio è l’unica alternativa alla planetizzazione della guerra, ndr). Ma per quanto? Se per petrolio e minerale di ferro è allerta, non solo emergenza; per il rottame di ferro e di ghisa, che riguardano da vicino l’industria sidermetallurgica bresciana, è allarme.

ALLARME REALE. Non virtuale né convenzionale. L’impennata dei prezzi delle materie prime rischia di mettere fuori mercato il prodotto finito. Un dato è più eloquente di qualunque discorso. Da marzo ad oggi il rottame di ferro è passato da 250 a 400 euro a tonnellata, il rottame di ghisa da 300 a 500 euro a tonnellata; stesso discorso, sia pure in misura diversa, per l’alluminio. «La materia prima è ormai incontrollabile e imprevedibile, l’aumento dei costi di produzione è insostenibile se non legando con automatismi gli aumenti della materia prima al prezzo del prodotto finale».

Sono parole di Enrico Frigerio, imprenditore per nulla aduso all’enfasi emotiva e presidente di Assofond, l’associazione italiana delle fonderie, pronunciate in chiusura del convegno organizzato ieri mattina nella sala Piergiuseppe Beretta dell’Aib sul tema «Emergenza meterie prime e prospettive per il futuro». Futuro incerto e prospettive ancora più confuse.
CONCORRENZA SLEALE. Ma perchè il rottame aumenta in misura così abnorme? Il convegno di Assofond è andato ben al di là di una semplice analisi congiunturale.

«Per la concorrenza sleale dovuta al drenaggio speculativo delle materie prime», ha risposto Franco Tamburini, presidente Aib. «Per la domanda di Cina, India, Russia e Brasile - ha replicato Giuseppe Pasini, presidente di Federacciai - quando aumentano petrolio ed energia aumenta anche il minerale ferroso». Anche Roberta Niboli, presidente di Assiral, l’Associazione dei raffinatori di alluminio, nel contesto di una documentata analisi ha parlato, in sintonia con Tamburini, della «concorrenza sleale dovuta alla politica aggressiva dei Paesi emergenti».

La giovane manager dell’omonimo gruppo valsabbino ha posto, con riferimento al prossimo incremento della domanda asiatica di alluminio, un interrogativo pertinente, riassuntivo e insieme conclusivo: «Dove, come e a che prezzo verrà riferita tale materia prima?». Per dire: quando finirà la corsa agli aumenti?

SÌ AL NUCLEARE. Energia e materie prime sono due questioni contestuali e concomitanti. Anche per tale ragione i nuclearisti stanno facendo proseliti, segno che l’insistenza sul tema di Giuseppe Pasini, nuclearista da sempre, comincia a fare breccia. Franco Tamburini ha parlato di un ritorno alla «opzione nucleare come rimedio ormai inevitabile». In assenza di Stefano Saglia, parlamentare bresciano e nuclearista ante litteram, il collega Andrea Lulli ha glissato, puntando sul risparmio energetico come risposta risolutiva. Anche Renzo Capra, presidente di A2A, ha ignorato il nucleare insistendo sul risparmio energetico quale «bene nazionale» e «rimedio strategico di lungo termine».

UTOPIA IDROGENO. Capra ha spezzato due lance a favore del termovalorizzatore bresciano, che consente costi di smaltimento del fluff (il residuo non metallico dell’automobiole) inferiori a quelli dello stoccaggio in discarica sia tedeschi sia italiani. Paolo Monferino, ad di Iveco, ha confermato l’alto livello di professionalità della squadra manageriale guidata da Marchionne con una analisi dinamica sui mutamenti planetari, in particolare la nuova massiccia industrializzazione della Russia orientale. Analisi disincantata e realistica. Petrolio ormai risorsa scarsa, ma per i prossimi 20-25 anni non ci sarà nessuna alternativa credibile, nemmeno l’idrogeno, ai combustibili fossili. E allora? «Allora bisognerà pensare al nucleare».

Da Giornale di Brescia
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