Niente prescrizione
di red.

Alla famiglia di Sara Comaglio, la giovane morta per incidente stradale al sottopasso di Prevalle sette anni fa, Anas ha versato circa 400mila euro. Il processo sulle responsabilità arriverà comunque a conclusione: udienza il prossimo 21 gennaio



Dal Giornale di Brescia

Il processo arriverà ad una conclusione. Se con l’assoluzione o una condanna è impossibile da sapere.
Di certo l’ultimo atto non farà rima con prescrizione.

Doppia svolta.

Sette anni dopo il tragico incidente stradale che si è portato via la 22enne Sara Comaglio, la famiglia della giovane morta nel tunnel di Prevalle lungo la 45bis potrà avere giustizia.
Un passo avanti importante in una vicenda processuale che nel 2015 poteva concludersi con un nulla di fatto se il gip Lorenzo Benini avesse accolto la richiesta di archiviazione presentata dalla Procura.

La madre della vittima si era opposta, il giudice le ha dato ragione e il sostituto procuratore Corinna Carrara, subentrata ad un collega che ha lasciato Brescia, ha ora fatto segnare una doppia svolta.
La prima è il risarcimento che la famiglia Comaglio è riuscita ad ottenere e la seconda è quella che ha portato ad evitare la prescrizione.

Lo schianto.

Era il 22 maggio 2012 quando la ragazza, agente di Polizia locale a Gussago, tradita da un’enorme pozzanghera nel sottopasso poco prima dell’uscita di Prevalle perse il controllo dell’auto finendo contro un’altra vettura che arrivava dal senso opposto.
Morì sul colpo.

Viaggiava a velocità entro i limiti e furono le condizioni dell’asfalto, completamente allagato, a provocare l’incidente.
Il sistema delle pompe idrovore quella sera era andato infatti in tilt dopo un temporale e chi sarebbe dovuto intervenire e non lo ha fatto era a conoscenza del guasto.

In aula.

A dibattimento - udienza fissata il 21 gennaio - è finito un solo imputato, Matteo C., all’epoca responsabile territoriale dell’Anas, ente addetto alla manutenzione di quel tratto di 45bis.
Il dirigente è accusato di omicidio colposo, reato che il sostituto procuratore Corinna Carrara ha reso più pesante, contestando anche l’aggravante della violazione delle norme sulla circolazionestradale.

Elemento che impedisce così che il processo si chiuda con la prescrizione.
Sarebbe stato un epilogo inaccettabile per la famiglia della 22enne Sara Comaglio che ha dovuto già attendere quasi sette anni per ottenere un risarcimento da parte di Anas.

L’Ente nazionale per le strade, che già aveva risarcito una donna rimasta ferita nel 2011 in un incidente avvenuto nello stesso tunnel e per le stesse ragioni che hanno provocato lo schianto in cui è morta Sara, ha versato solo nei mesi scorsi un indennizzo alla madre della ragazza che si era costituita parte civile e che ora non è più coinvolta nel processo. L’assegno ammonta a circa 400 mila euro.

La madre.

«Una cifra che non mi ridarà mia figlia. Con quei soldi voglio dare la vita ad altre persone. Sto già lavorando ad alcuni progetti» è il commento di Maria Luisa Massardi, la madre di Sara Comaglio, da sempre in prima linea per ottenere giustizia e verità.

«Grazie al pubblico ministero Carrara che ha impostato il processo così come me lo ero immaginato, sono tornata a credere nella giustizia e sono convinta che il dibattimento si chiuderà con una condanna.
Ho avuto davvero paura - aggiunge la donna - che tutto si concludesse con la prescrizione e non l’avrei mai accettato».

di Andrea Cittadini
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