I sentimenti dei figuranti
di Le maestre del presepe Elena e Tatiana

Cosa spinge delle persone nei giorni di festa a fare il figurante in un presepe vivente? Ce lo raccontano le maestrine della scuoletta del presepe vivente del Vecchio Mulino di Gavardo


Anche quest'anno dal giorno di Natale sarà possibile immergersi nella magica atmosfera natalizia del presepe vivente organizzato presso il Vecchio Mulino di Gavardo.

Inutile sottolineare cosa porti i figuranti a rappresentare questo piccolo mondo antico e il grande e prezioso lavoro che c’è dietro da parte di tutti coloro che hanno creduto e continuano ancora a credere in questa iniziativa.

Noi, maestrine della scuoletta del presepe abbiamo voluto chiedere ai bambini che hanno partecipato negli anni all'iniziativa di esprimere un pensiero per proporvi il loro punto di vista e capire meglio se e cosa trasmettiamo alle nuove generazioni attraverso occasioni come queste.

Quello che ci è piaciuto scoprire è che, nonostante “fare il presepio” sia un impegno, alla base ci sta il piacere di partecipare e di condividere del tempo con altre persone, grandi e piccole, in un ambiente diverso, sereno in cui si sente ancora il profumo di un mondo antico, molto diverso da quello in cui viviamo noi oggi.

Emma scrive: “Per me il presepe vivente è compagnia, è il divertimento di passare le festività con tante persone in un luogo magico dove si provano emozioni che da altre parti non si provano” e dove anche “la scuola è stravagante…si scrive con i pennini e l’inchiostro…è proprio la diversità che la rende speciale. Il presepe non sembra una rappresentazione ma sembra che tutto qui prenda vita”.

Sara racconta: “Per me il presepe è come un lavoro, come quando una persona lavora per il primo giorno in un’azienda o in qualsiasi altra cosa. Il primo giorno magari una persona non sa svolgere quel lavoro quindi può imparare qualcosa di nuovo. Per me il presepe è questo: imparare qualcosa di nuovo quindi è un’opportunità. Io ho imparato a usare il pennino, a sgarzare la lana, a ricamare e a fare il lavoro a maglia. Il presepe lo puoi considerare come una scuola, soltanto un po’ più divertente”.

Tra i bambini c’è anche chi ha paura che l’anno prossimo non si farà più e chi prova vergogna “se i compagni di classe vengono a vedere il presepio e ridono o fanno finta di non conoscermi! Io penso sempre Non sanno cosa si perdono!”.

C’è chi, il giorno di Santo Stefano scorso, ha avuto l’onore di avere il fratellino che faceva Gesù Bambino e chi partecipa, come Andrea, “perché si mangia pane e salamina”.

Riflettendo sulle parole dei bambini per scrivere questo articolo ci siamo commosse e, se avevamo qualche dubbio, è volato via del tutto.

Le maestre del presepe Elena e Tatiana
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