Nino Giustacchini, il pittore dell'anima
di John Comini

Sui muri di molte case sono appesi i bei quadri di due pittori che ho avuto la fortuna di conoscere: Domenico Giustacchini e Silvio Venturelli. Stesso anno di nascita (1924), da sempre amici, da sempre appassionati dell’arte e della vita


Da bambino frequentavo le loro case, perché ero amicissimo di Andrea (Deni) e di Beppe.
Passavamo ore e ore a chiacchierare, a fantasticare, parlando di cinema, di letteratura, dei nostri sogni e della nostra vita.

Oggi vorrei parlare del papà di Deni, “Nino” Giustacchini.
Andavo spesso alla casa in via Dossolo, dove la moglie Silvana mi accoglieva con un grande sorriso. “Buongiorno, c’è il Deni?” “Certo, ti sta aspettando!”.

Entrare in quelle stanze per me era respirare serenità: c’erano i nonni, cordiali e raffinati, accuditi con dolcezza dalla signora Silvana (la bellezza dei suoi occhi mi ha sempre ricordato quella di mia mamma).
C’era Deni, che amava il mondo degli insetti, leggeva sempre, dipingeva e scriveva poesie (le scrive ancora adesso, ma non le pubblica…ma perché?!).
C’erano i suoi simpatici fratelli, Enrico detto “Henry”, “divoratore” di libri, enigmista e ora affermato scrittore. E Gian Antonio, appassionato di musica e atleta di razza.

E poi c’era papà Domenico detto Nino, sempre accogliente, delicato e dalla profonda umanità.
La sala era una specie di mostra in divenire, con quadri nuovi o da finire, illuminati da una luce meravigliosa.
Il signor Nino lo incontravo anche in piazza De Medici, dove aveva una bottega artigianale di cornici e dove ora lavora Gian Antonio, spesso alla presenza della mamma, seduta dietro il bancone, in mezzo a stampe, quadri e cornici.

Già allora la bottega era un luogo di incontro, di scambio di opinioni, una specie di centro social-culturale, frequentata spesso dal mitico signor Losi e dal Pierino Bresciani (“èl tabachì”, classe 1913, come mio papà). 
Il signor Nino aveva sempre qualche argomento di cui parlare: appassionato di calcio (il grande Brescia!), era un sapiente narratore di aneddoti mescolati a battute straordinarie da fine umorista.

Il signor Nino era il più giovane di 4 figli: Libera (brava sarta e di una simpatia contagiosa), Domenica “Ninì” (un vero scrigno di ricordi, che ha compiuto 96 anni…) e Rina (che era bellissima, come un’attrice del cinema).

La nipote Franca, moglie di Agostino Abastanotti
, ha raccontato a mia sorella Rita una storia incredibile.
Durante la guerra, il signor Nino si era nascosto dalle parti di Vobarno, ma temendo un rastrellamento la bella sorella Rina era accorsa per nasconderlo in una soffitta a Gavardo.

Ma come fare per evitare di essere riconosciuto? Il signor Nino si è travestito da donna, ha indossato un foulard e si è seduto sulla canna della bici…guidata dalla sorella! Immaginatevi la scena: due splendide ragazze che passano accanto ai militi e li salutano allegramente, ricambiate con baci volanti e battute salaci. Che furbizia! E che coraggio!

Un altro ricordo: il papà di Nino ha sposato la signora Bertelli Margherita, vedova Franceschetti, che aveva un bambino di nome Francesco (“Cecchino”, che poi diventerà papà di don Luigi, Margherita, Franca, Fausto e del caro Sergio…).
Cecchino era quindi “fratellastro” di Domenico, e in paese tutti lo chiamavano “Giustachì”.

Il signor Nino aveva lavorato in fabbrica
, anche in veste di sindacalista.
La sua profonda umanità la riversava anche nella pittura, fatta di splendidi paesaggi, di persone semplici, umili e dai valori profondi.
Nei suoi quadri si percepisce l’amore per le persone, la “compassione” verso chi lavora, soffre e vive con la speranza nel cuore.

Le sue figure sono senza volto, ma non tristi, rischiarate da una fede interiore. 
I suoi sono davvero paesaggi dell’anima. Perché riusciva a cogliere lo stupore della realtà che ci circonda.
Ricercava lo sguardo segreto delle cose, nella sua arte e nella sua vita cercava una dimensione umana dalle radici antiche, e che si faceva apertura all’altro, sguardo che accoglie e che si apre alla solidarietà.

San Paolo VI agli artisti diceva che “la vostra arte è proprio quella di carpire dal cielo dello spirito i suoi tesori e rivestirli di parola, di colori, di forme, di accessibilità.
Ed il Vescovo Tremolada: “Dobbiamo ripartire dalla bellezza, perché il mondo senza bellezza è noia.”

E mi commuovo a rileggere le parole che gli ha dedicato suo figlio Deni, in una chiesa che non bastava a contenere il gran numero di persone, perché tutti volevano salutarlo nel suo sereno viaggio verso il cielo azzurro…

“Caro papà,
perdonami queste righe.
"Perché, poi?" come dicevi davanti a un regalo o a un riconoscimento.
Non sono necessarie, lo so, e "l’arte consiste nell'eliminazione", non è vero?
Ma te le dovevo e, ti prometto, saranno poche.

Non c’è da dilungarsi su uno come te che sapeva esprimere con un borbottio l’indignazione per le ingiustizie e l’arroganza, con uno sguardo la compassione per il dolore degli uomini e la sofferenza delle creature, con una battuta di spirito l’intelligenza calorosa del mondo, con un quadro l’amore per il sacro e la bellezza che stanno nelle cose umili come in quelle eccelse.

Nelle tue ultime frasi, quando ormai la Provvidenza ti guidava a una zona confusa tra mistero e comprensione del mistero, guardando alle pareti e al soffitto dell'ospedale dov'eri appena entrato hai detto "verdi" e "azzurri".

Sono certo che volevi ancora capire qualcosa di questo miserevole e incantevole mondo con quella tua ostinata e serena passione per la ragione e la meccanica delle cose, ma sono anche certo che ti preparavi al posto dove ora puoi distinguere e combinare ogni infinita gradazione del verde (che è un colore birichino, come dicevi).
E dove l’azzurro è giusto. Dove è l’azzurro dei giusti.

Grazie del tuo esempio, grazie di tutto.
Ciao.”


Sono grato al signor Nino per quello che ci ha regalato: la bellezza dei suoi quadri e la serenità di chi ha vissuto nell’onestà, nella riservatezza che era sempre però aperta agli altri.
La sua splendida famiglia è la sua vera eredità, il suo quadro più bello.
Ci sentiamo la settimana prossima, a Dio piacendo,

maestro John

Nelle foto:
1) Nino Giustacchini mentre realizza una pala per una chiesa argentina (1999)
2)Le nozze con la bella Silvana accompagnata dal padre (davanti ci sono il mio futuro cognato Sergio con Margherita, accanto c’è il signor Leni, dietro ci sono il signor Nino con l’amico Silvio Venturelli)
3)Mentre dipinge accanto ad amici (1950)
4) Il quadro “Le Arche”

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