Il destino della Biblioteca Civica Vobarnese
di Carlo Panzera

Stimolato dal contributo del prof. Fabrizio Galvagni, anche l’ex sindaco Carlo Panzera dice la sua sul destino della biblioteca di Vobarno


Ha davvero buone ragioni,
il prof. Galvagni, per restare esterrefatto di fronte all’ipotesi di trasferire la Biblioteca di Vobarno.

Se penso alla lungimiranza del Sindaco Barbiani, all’inizio degli anni ’90, nel convincere la proprietà Falck a cedere al Comune la vecchia punteria; alle tante professionalità impegnate in quel progetto, dall’arch. Buzzi al dottor Bizioli; alla tenace determinazione del Sindaco Corradini nel portarlo a termine.

Se penso alle innumerevoli iniziative che negli ultimi tre lustri hanno animato quel contenitore culturale, ed alle illustri personalità che l’hanno visitato elogiandone la realizzazione, il solo pensiero di smantellarlo fa letteralmente cadere le braccia.

Come desolante è constatare che certe notizie si apprendono ormai solo nei bar; inutile consultare il sito istituzionale del Comune di Vobarno o partecipare alle sedute consiliari.
Ma certi temi meriterebbero altri luoghi.

La collocazione ed il ruolo della Biblioteca Civica, la localizzazione del Palazzo Municipale, l’articolazione degli edifici scolastici, rappresentano il vissuto della nostra Comunità: intervenire su di essi significa incidere sulla nostra identità e determinarne il futuro. 
                
Perché non farli diventare temi centrali del confronto elettorale che si aprirà a primavera?

Sarebbe una sfida impegnativa, per liste e candidati alla carica di Sindaco e Consigliere, confrontarsi apertamente su queste opzioni, sull’idea di paese e di vita comunitaria che sottendono.

Una concreta attuazione di quel principio, da più parti tanto evocato, di governo partecipato della cosa pubblica.

Ma forse chiedo troppo; l’imbarazzato silenzio degli addetti ai lavori, la mancata risposta ad una esplicita domanda, fanno temere il peggio.

Già me li immagino, intenti a misurare scaffali da collocare altrove, a demolire e ricostruire pareti divisorie di un edificio progettato per altri usi, impegnati nell’ennesimo, provvisorio trasloco di uffici e scrivanie.

Insomma, parafrasando il prof. Galvagni, qualcuno ha argomenti per discutere del destino della nostra Biblioteca?

Carlo Panzera
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