«Cariadeghe non è il triangolo delle Bermuda»
di c.f.

Smontato anche l’ultima tenda della Protezione civile ma nel fine settimana altri volontari proseguiranno le ricerche. Intanto il sindaco Paolo Bonvicini rassicura sulla sicurezza dell’altopiano


Dopo il presidio ufficiale di forze dell’ordine, Vigili del fuoco e Soccorso alpino, durato dal 19 luglio, giorno della scomparsa della piccola Iuschra, fino al 29, da lunedì anche la Protezione civile ha levato le tende.

Ma le ricerche non si fermano, nella consapevolezza che la ragazzina non può essere sparita nel nulla. Per questo anche in questi giorni, gruppi spontanei e di volontari percorrono i sentieri dell’Altopiano sperando di trovare un segno del passaggio di Iuschra.

I volontari della Protezione civile di Serle torneranno sull'altipiano con le loro tende nei fine settimana e il giorno di Ferragosto.

Dopo settimane che Serle è rimasto sulle prima pagine dei giornali e sulle televisioni nazionali e locali, il sindaco Paolo Bonvicini, sollecitato anche da diversi concittadini, ha voluto rassicurare in merito alla sicurezza dell’altopiano di Cariadeghe per gli escursionisti e visitatori, diffondendo la seguente nota.


«L’Altopiano di Cariadeghe e il carso bresciano in generale non possono essere considerati una sorta di “triangolo delle Bermuda” dove chi vi arrivi possa rischiare di “venir inghiottito o risucchiato” come in una sorta di “buco nero”.

Sono innumerevoli le famiglie con bambini, le scolaresche ed i gruppi che ogni anno raggiungono l’altopiano principalmente per finalità ricreative, escursionistiche o didattiche, attratti e affascinati dalla bellezza dei luoghi visitati, che valutano con apprezzamento e soddisfazione.

Alcuni riferimenti a singolari episodi del passato
, che avrebbero visto disperdersi nei boschi serlesi alcune persone, hanno una natura, una storia ed una caratteristica completamente differente rispetto alla vicenda della piccola Iuschra, con la quale non possono certamente venir paragonati.

Possiamo perciò dire che mai prima d’ora un solo bambino si sia disperso nell’altopiano di Cariadeghe.

Certamente il dibattito, in questi giorni, rimane forte sul se sia stato buona cosa portare un gruppo di ragazzi disabili e la piccola Iuschra, aventi determinate e particolari caratteristiche, nel nostro paese e se non sia il caso in futuro di dotarli di dispositivi gps così da poterli rintracciare agevolmente in caso di fuga.
Su questi aspetti non vogliamo esprimerci non avendo la competenza per farlo ed anche per rispetto delle persone coinvolte nella vicenda e per l’inchiesta in corso.

Ci permettiamo, tuttavia,
di dire, per quel che ci è dato comprendere, che probabilmente ogni luogo e contesto, con questi bambini, possa divenire un potenziale scenario di pericolo e di rischio. La zona dove il gruppo campeggiava è certamente tranquilla, con prato verde ed area pic-nic. Nei pressi vi sono parcheggi, bar e alcune case. Si trova nelle aree “di prima accoglienza” dell’altopiano poste ai margini o in conclusione della strada asfaltata principale che sale nel luogo. Anche il tragitto di un chilometro che la piccola ha, quasi certamente, percorso prima di disperdere ogni traccia è una strada sterrata agro-silvo-pastorale a tratti impervia ma non certo un pericoloso sentiero.

Indubbiamente a fianco di queste zone più sicure vi è il bosco con diversi sentieri ma anche con tutte le insidie tipiche di un qualsiasi territorio boscato e con l’aggiunta della presenza di molteplici cavità carsiche, queste si peculiarità dell’Altopiano di Cariadeghe. Anche tali buchi, tuttavia, non si trovano nell’immediata vicinanza della zona pic-nic e i più sono distanti anche dalle strade agro- silvo-pastorali.

Tutto ciò era doveroso sottolinearlo per ridisegnare un’immagine dell’ altopiano di Cariadeghe più equilibrata e realistica di quella che in taluni casi è stata diffusa nei giorni delle ricerche».

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