Tutti dalla Popi, dove Ornella dispensa pane e sorrisi
di val.

Il vero centro dei soccorsi a Cariadeghe, da sempre, è l'osteria Ruchì, dove soccorsi e soccorritori sanno di trovare cibo, comprensione, gentilezza... e un telefono sempre pronto



«Siamo qui da più di cent’anni e da sempre siamo a disposizione di chi visita l’altopiano di Cariadeghe, nel bene e nel male».
Ornella corre avanti e indietro senza sosta a servire i clienti e sempre col sorriso pronto.
E’ la titolare dell’Osteria “Ruchì” attorno alla quale la macchina dei soccorsi ha fatto base, come sempre fa quando sull’altopiano serlese succede qualche guaio.

Del resto lì c’è l’unico telefono fisso funzionate, a disposizione h24 per le difficili comunicazioni con l’esterno.
Stavolta il motivo è la scomparsa della piccola Iuschra, in altre occasioni per lo più gli incidenti in una delle grotte che per chilometri e per centinaia di metri di quota si sviluppano nel terreno “più carsico del Carso quanto a buchi per chilometro quadrato”, come sanno bene gli speleologi più esperti.

I serlesi, quando parlando del piccolo locale pubblico,
punto di riferimento per tutti, dicono “dalla Popi” in memoria della nonna di Ornella, che l’ha preceduta nel mestiere di servire i clienti.
Ma il nome del locale deriva da una presenza ancora più antica, quella del bisnonno Rocco, “Ruchì” appunto, appellativo che viene dato anche alla “pozza” che poco più sotto riempie una dolina.

E anche Ornella, come tutti i suoi avi, quando c’è bisogno di lei, non si tira indietro: «Lo facciamo volentieri, ci sentiamo vicini alle persone in difficoltà e a chi cerca di aiutarle, questo sappiamo fare e questo è il contributo che ci sentiamo di dare».

Qualcuno, senza conoscere meglio Ornella e suo marito Giuseppe, che in questi giorni è presenza fissa a Cariadeghe ma normalmente fa il giardiniere, potrebbe facilmente ironizzare indicando il registratore di cassa.
Ma sarebbe un errore.
I due si danno da fare giorno e notte ben più di quanto imporrebbe il ruolo del gestore di un bar.

Loro e anche le donne che in questi giorni, su base volontaria, si sono date il turno per aiutarli nelle incombenze, come stanno facendo le bariste del Cogess Bar che apre sulla piazza del Municipio a Serle.

«Persone speciali queste ragazze – ride Ornella mentre ne saluta due, fra di loro sorelle -, dopo i primi due giorni, senza di loro, non so come avremmo fatto a cavarcela».

Per rimanere al giovedì, quando la macchina dei soccorsi si stava ancora rodando, Ornella e Giuseppe hanno imbottito 15 chili di pane per sfamare i primi arrivi.

Per fortuna ci ha poi pensato la Protezione civile ad acquistare cibarie e da sabato si sono dati da fare anche gli alpini di Serle: Angelo, la penna nera simpatizzante Alberto, Dino, Ottavio e gli altri, col compito di ritirare le provviste nei supermercati della zona, portarle a Cariadeghe e poi di predisporre le razioni per i tanti volontari impegnati nelle ricerche.

«Pane imbottito con affettato o formaggio, un frutto e dell’acqua.
Questo mettiamo nel sacchetto.
Chi vuole ne può prendere due. Domenica ne abbiamo preparati 360» precisa Angelo.

E sempre con l’osteria “Ruchì” a fare da base.


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