Scemi di guerra
di Nicolò Badinelli

A cent’anni dalla fine della Grande Guerra,  gli studenti del Liceo hanno avuto la possibilità di riflettere, grazie all’intervento del Prof. Cremonesi, su alcune conseguenze poco note, provocate dai conflitti


Quando si parla della Grande Guerra si tende a evidenziare soltanto il numero spaventoso dei caduti, le conseguenze politiche e le modifiche dei confini ma mai ci si sofferma a riflettere sui problemi che la straziante e logorante guerra ha causato alla psiche dei soldati.

Essi dovevano restare sempre in allerta
anche intere giornate, in condizioni disumane, nelle trincee, combattere in situazioni inimmaginabili e passare dalla vita alla morte con la velocità di un battito di ciglia.

Furono molti i soldati che caddero in battaglia, molti i dispersi, molti i mutilati; tornò anche molta gente da questo inferno, o meglio, tornò il loro corpo perchè la loro psiche, il loro carattere, i loro comportamenti erano cambiati drasticamente.

Al rientro in Italia queste persone venivano smistate nei manicomi sparsi su tutta la penisola.
Dopo di ciò venivano internate e sottoposte a continui studi da parte dei ricercatori, i quali non avevano mai visto degli atteggiamenti simili.

I pazienti infatti presentavano molti sintomi comuni che consistevano in: tremore continuo, difficoltà a camminare, a comunicare, a svolgere semplici attività quotidiane, paure di rumori forti e improvvisi che causavano in loro reazioni molto strane.
In uno spezzone del documentario mostratoci in aula dal Prof. Luca Cremonesi, gli studiosi notano che non appena il paziente sente un rumore molto forte inizia ad urlare e a nascondersi sotto il letto, quasi fosse la sua trincea.

Per queste persone furono sperimentate molte cure, nessuna però era totalmente efficace per l’individuo, ad esempio la cura tramite scossa elettrica faceva cessare il tremore, ma causava forti dolori al paziente.

La guerra quindi, oltre a distruggere le città, gli stati, le persone, annienta anche l’anima.La guerra non ha mai portato nulla di buono e mai lo farà.

Nicolò Badinelli 3ªA Liceo Scientifico


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