Indaga la Procura
Ruotano molti dubbi attorno al rogo divampato nella notte fra il primo e il 2 aprile nell’ex lanificio «Grignasco» di Bostone, in uno dei capannoni del vecchio stabilimento che dovrebbe diventare un parco acquatico coperto.

Ruotano molti dubbi attorno al rogo divampato nella notte fra il primo e il 2 aprile nell’ex lanificio «Grignasco» di Bostone, al confine fra Gavardo e Villanuova. In uno dei capannoni del vecchio stabilimento, ormai in disuso e destinato a diventare un parco acquatico coperto, si era sviluppato un brutto incendio che aveva richiesto l´intervento dei vigili del fuoco di Salò e Brescia. Ancora non si conoscono le cause dell’episodio, ma le autorità escludono l’accidentalità.

Le indagini dovranno quindi appurare se si tratti di semplice colpa o di vero e proprio dolo: ecco perchè i vigili hanno passato la palla alla procura della Repubblica. L’indagine non pare facile, soprattutto se l’episodio fosse di tipo doloso, perchè bisognerebbe capirne il movente oltre che le responsabilità. In tal caso le ipotesi sarebbero parecchie, considerati anche i forti interessi immobiliari piovuti sull’ex lanificio dopo la sua chiusura. Un altro punto da verificare è la possibile diffusione di agenti nocivi nell’ambiente: il fuoco ha colpito un centinaio di bidoni contenenti vecchi scarti tessili (e non come detto inizialmente semplice lana, che non produce fiamma); senza dimenticare oltretutto la potenziale presenza di diverse sostanze chimiche.
Ma a questo proposito le autorità sono comunque ottimiste: al momento sembrano non sussistere particolari rischi di inquinamento. L’unica cosa sicura è che il calore ha intaccato circa 300 metri quadrati di tetto provocandone in parte il crollo: toccherà ora alla proprietà valutare la portata e le conseguenze del danno subìto.

L.COR. da Bresciaoggi
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