80 ettari in fumo fra Lumezzane e Bione
di Ubaldo Vallini

Pochi dubbi che si sia trattato di dolo, visto che attorno alle due di pomeriggio le fiamme sono scaturite quasi contemporaneamente e da due focolai diversi.

Pochi dubbi che si sia trattato di dolo, visto che attorno alle due di pomeriggio le fiamme sono scaturite quasi contemporaneamente e da due focolai diversi: uno ben visibile dal ponte in fondo alla valle di Seprendolo, quella che al Cavallo viene superata d’un balzo dalla Sp 79, l’altro più su in località Fanel, poco distante da alcune abitazioni che prendono a diradarsi.
Malafede dunque, ma consapevole, quella proprietaria della mano del piromane. Ha potuto contare su fattori assai favorevoli alle fiamme: l’umidità nell’aria assente ormai da giorni, la primavera che ancora indugia a salire di quota, le folate di vento pomeridiano.

Un mix micidiale che ha imposto alle fiamme uno scatto da centometrista.
Le lingue rosse hanno preso a correre su per la montagna guadagnando in un lampo il monte Carnè, lo spartiacque fra le valli Trompia e Sabbia. Lassù hanno indugiato un poco nel tentativo di scendere verso il Salto, poi hanno preso a serpeggiare sul filo dei dossi fino alle Crocette, lambendo da dietro la “Spusa Zemela”, prendendosela con i 1.270 metri di quota del monte Prealba e poi avanti ancora, verso la Brocca.

Più tardi il fuoco ci ha provato anche più a sud, in direzione della Cocca e a ovest verso i dirupi del monte Ladino. Sotto il bosco ceduo, più su i dossi rasati dall’immediato dopoguerra, quando i faggi facevano gola nei caminetti del fondovalle.
“Una stima approssimativa della superficie interessata? Almeno ottanta ettari” ci ha detto, quattro ore dopo la prima scintilla, il Forestale salito da Concesio a dirigere gli interventi insieme ai colleghi di Vestone. “Un disastro” ha aggiunto. Il fumo saliva alto, giallo e denso, tanto che era ben visibile anche da Brescia.

Uno spettacolo visto dalla strada del Cavallo, dove si fermavano in molti.
Uno spavento dalla parte valsabbina, a Bione in particolare, sottovento, quando il fumo oscura i raggi solari e l’effetto è da film: pare che stia per a arrivare una tempesta di sabbia.
Il primo elicottero scarica un gruppo di volontari dell’antincendio boschivo della Valle Camonica dalla parte lumezzanese. L’altro scende nella Valle di Luina, ai Piani di Alone, col suo carico di uomini della valle Intelvi partiti da Erba. Volontari che si aggiungono a quelli di Casto e di Agnosine, di Lumezzane, Concesio e Nave, ai Vigili del fuoco di Lumezzane, Gardone e Brescia.

Sono le 18 quando suo monti fra la Valtrompia e la Valsabbia comincia a scendere anche l’acqua dei laghi: un Canadair prende a fare la spola con il Garda, il potente Erikson carica sull’Eridio.
Per gli elicotteri più leggeri ci sono da una parte i valsabbini che riempiono una vasca con l’acqua del canale di Luina; al Cavallo ci sono i pompieri con una grande tinozza e le autobotti. Vanno avanti così fino a notte, più di cento gli uomini impegnati, alcuni prendono anche a salire la montagna con le “nuvole” e cominciano la bonifica.
Poi si spegne il giorno, non il fuoco: si prendono a presidiare le case e le baite più a rischio ed impossibile fare altro. C’è da attendere il giorno per riprendere a lottare.

Dicono che i piromani rimangano lì, sul posto, ad osservare l’effetto del loro insano gesto, godendo dello spreco collettivo di natura e di denaro, della fatica degli altri.
Che pena.
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