In ricordo di Giuseppe Bertolotti
di Cesare Fumana

Una serata carica di emozioni quella in ricordo dell’artigliere alpino gavardese, nel centenario della sua morte durante la Grande Guerra, grazie agli alpini, agli artiglieri e soprattutto al coro “La Faita”


Nella visione di un’Italia più grande, più nobile, più potente, più buona sono morto contento”. Furono queste le ultime parole di Giuseppe Bertolotti, fatte pervenire alla famiglia il giorno prima della sua morte, avvenuta a Innsbruck il 29 dicembre 1917. Il capitano Bertolotti rimase ferito durante una battaglia sul monte Badenecche sull’Altipiano dei Sette Comuni, dove il 4 dicembre 1917 fu fatto poi prigioniero. Pochi giorni dopo morì in prigionia.

Nel centenario della sua morte, il gruppo alpini di Gavardo, con la sezione Ana “Monte Suello” di Salò, la sezione degli Artiglieri di Gavardo e l’Amministrazione comunale gavardese hanno organizzato venerdì scorso una serata per ricordare la figura di questo eroe gavardese.

La manifestazione ha preso il via presso l’Istituto comprensivo a lui intitolato, con la deposizione di una corona alla lapide che lo ricorda e la benedizione del parroco don Italo Gorni.

A seguire, nella chiesa di Santa Maria, la commemorazione ufficiale, con l’intervento del vicesindaco Sergio Bertoloni e del presidente della “Monte Suello” Romano Micoli. Entrambi hanno ricordato la nobile figura del giovane gavardese, ricco di ideali e di amor di Patria, che ha compiuto fino in fondo il suo dovere di soldato. Un esempio di dedizione valido ancor oggi per tutti, in particolare per le giovani generazioni.

È toccato poi al prof. Angelo D’Acunto tracciare il profilo biografico di Bertolotti, che nonostante fosse stato riformato alla visita di leva, volle partire volontario arruolandosi nell’Accademia Militare di Artiglieria di Torino. Da lì la sua breve carriere di ufficiale, sottotenente, tenente e capitano nelle diverse zone del fronte, al comando di una batteria di artiglieria alpina, fino all’ultima battaglia, nella quale rimase ferito e fu fatto prigioniero.

La serata è proseguita con un concerto del coro “La Faita”, diretto dal maestro Valerio Bertolotti, con struggenti canti degli alpini, magistralmente eseguiti, che hanno regalato forti emozioni al pubblico presente. Alternati ai brani il prof. D’Acunto ha letto alcune delle sue lettere inviate dal fronte da Bertolotti, raccolte in un libro dal padre del capitano, che hanno messo in evidenza l’animo nobile del soldato gavardese.

Sempre nelle sue ultime volontà, Bertolotti scriveva: "Io sono morto per accrescere il pregio ed il futuro della vita. Voi per onorare la mia memoria difendetela contro chi mi giudicherà un esaltato e fate che queste mie idealità già abbiano a realizzarsi". La commemorazione di venerdì scorso ha esaudito proprio questo.


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