Torna lo «Stratto marzo», antico rito di primavera
di Giancarlo Marchesi

Sarà ancora un inizio di primavera dal sapore antico nel piccolo borgo di Capovalle stasera alle ore 21, si rinnoverà un rito antico, un appuntamento con la tradizione: lo «Stratto marzo».

Sarà ancora una primavera dal sapore antico a Capovalle, in alta Valle Sabbia, dopo i rigori dei lunghi mesi invernali.

Nel piccolo borgo di Capovalle, adagiato nella conca omonima, chiusa tra i monti Stino, Manos e Carzen, stasera, alle ore 21, si rinnoverà un rito antico, un appuntamento con la tradizione: lo «Stratto marzo», manifestazione spontanea che segna l’inizio della primavera, la stagione del risveglio della natura, ma anche degli amori e dei fidanzamenti.

L’usanza dello «Stratto marzo» rivive oggi grazie al gruppo della Biblioteca civica coordinato da Stefania Piccini, Elena Silvestri e Samantha Porta che, con impegno e determinazione, rinnova ogni anno la più antica e sentita manifestazione del folclore di Capovalle, unica realtà valsabbina che mantiene ancora ben vivo questo rito di primavera.

Due squadre, composte da giovani ammogliati del paese, si collocano sui colli («castelli») opposti delle frazioni di Vico e Zumiè e scandiscono con rudimentali megafoni, che permettono alla voce di diffondersi nel piccolo borgo situato fra i due colli, lo «Stratto».

È un dialogo condotto con lunghi intervalli, allo scopo di tenere alta l’attenzione del pubblico, che si conclude preconizzando futuri matrimoni e annunciando impossibili fidanzamenti: giovani e belle ragazze nubili sono unite a celibi anziani, mentre le zitelle del paese sono accoppiate ad aitanti ragazzi.

Tradizionalmente, i nomi dei protagonisti scelti per le buffe e inconsuete unioni sono sempre scanditi abbinati al ricchissimo patrimonio di soprannomi locali: è escluso l'uso del cognome. Lo «Stratto» termina con una fragorosa risata da parte di tutti i partecipanti.

In passato questo rito era, per lunghi giorni, argomento di discussione a Capovalle: nelle osterie, nelle stalle, presso le fontane, per le strade non si parlava d’altro. In particolare, la gente sentenziava in merito alle burlesche unioni proclamate durante la notte dello «Stratto marzo» e fantasticava su altri improbabili fidanzamenti da annunciare l’anno successivo.

Antonella Lombardi ricorda, in un suo lavoro dedicato a questa manifestazione, che il tradizionale rito di primavera è stato compiuto senza interruzioni fino al 1967, quando fu interrotto. In anni recenti, gli animatori della Biblioteca locale hanno voluto riappropriarsi dello «Stratto marzo», un piccolo ma significativo tassello del patrimonio culturale bresciano.
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