Progetto 3D per i ragazzi di Vobarno
di Simona Zambonardi

“Per quanto assurda e complessa ci sembri, la vita è perfetta…”


…e noi lo abbiamo potuto “ri-vivere e far vivere” ai ragazzi delle classi prime della scuola secondaria di primo grado di Vobarno.
 
Il 7 ottobre 2017 è un sabato mattina come tanti ne abbiamo vissuti in questi 12 anni: la Fondazione 3D e i suoi brulicanti volontari dalle magliette gialle sono operativi e alle 7.30, assonnati e infreddoliti, iniziano a trasformare la palestra dell’Istituto Comprensivo di Vobarno in uno “spazio di esperienza”. 
 
L’occhio vigile della Dirigente Scolastica Professoressa Raggi non ci abbandona nemmeno per un attimo, così come i suoi insegnanti che si preoccupano di chiedere e di fornirci tutto quello di cui abbiamo bisogno. 
 
Noi, come sempre, con la supervisione dell’infaticabile “nonna Elena” abbiamo tutto sotto controllo… dalle auto che sembrano contenere l’impossibile escono scatole, carrozzine, buste e bustine e in un attimo è tutto predisposto.
 
I laboratori vengono suddivisi e circoscritti secondo un ordine stabilito, la Dottoressa Marcianò organizza il percorso ad ostacoli, stabilisce tempi e modi in cui suddividere la mattinata, mostrando a destra e a manca il suo maxi orologio da polso che utilizza solo in questa occasione, perché per lei il tempo non ha nessuna importanza… lo dedica a tutti a braccia aperte e non lo calcola mai… ognuno ha bisogno del “suo” tempo e lei glielo lascia tutto… fino all’ultimo istante, fino all’ultima lacrima, fino all’ultima parola.
 
Poi ci sono io, la maestra Simona, che con il microfono in mano… faccio da coordinatrice, senza neppure sapere con esattezza dove stanno la destra e la sinistra… ma so che tutto andrà bene, che comunque vada… sarà un successo!
I ragazzi arrivano con i loro professori e si dispongono sulle gradinate. 
 
Non sanno di preciso che cosa li attende e dopo le prime indicazioni sono pronti a iniziare: formano le coppie, che non potranno dividersi mai per tutta la durata dell’esperienza: dovranno giocare e divertirsi stando sempre insieme ad un altro “diverso da sé”! Qualcuno sbuffa, altri sono incuriositi perché vengono abbinati a dei “ragazzi” che non lo sono più ormai così tanto! Qualcuno poi parla in modo strano o non parla proprio, si muove a fatica, è seduto in carrozzina… i primi momenti sono un po’ imbarazzanti, ma è solo un attimo, i visi si distendono e anche se qualcuno si lamenta perché “è faticoso!”, “fanno male le gambe” e forse “stanno meglio quelli che le gambe non le hanno!” poi tutto si sistema… c’è chi in carrozzina ci gioca per la durata di un percorso, ma vicino a lui c’è chi sulle quattro ruote ci sta da una vita o da dopo un incidente e… non potrà più rialzarsi.    
 
È strano doversi far guidare da un’altra persona perché non ci vedi, ma dura un attimo e poi la benda viene tolta e i colori riappaiono… ma c’è chi quella benda se la dovrà portare per tutta la vita e nessuno gli ridarà il colore del mondo. 
 
La mattinata trascorre tranquilla e senza intoppi… due ragazzini che si stanno divertendo a prendersi a “sinistri”… così, per gioco, vengono messi in panchina a riflettere per qualche minuto… ma sono subito riaccompagnati nella loro squadra.
 
È il momento delle testimonianze e mentre un gigante “nero” ci racconta la sua esperienza di “avvocato di colore” unico, per ora, in regione Lombardia… le formichine gialle armate di scopa e paletta riportano la palestra al suo antico splendore. Nulla sembra essere successo… dopo l’avvocato ascoltiamo le esperienze di tre famiglie … una diversa dall’altra… chi è stato colpito da un brutto incidente e non può più camminare e ha appena salvato un nonnino che non riusciva più a liberare la sua auto da un fosso!
 
Chi ha vissuto mesi di terrore per la preoccupazione che l’amata figlia non si riprendesse da una caduta terrificante… ma ecco che la splendida ragazza spunta dai volontari della Fondazione e abbraccia i suoi genitori… un altro miracolo è lì che ci guarda! 
 
Una coppia di amici ha trovato, dopo tanti anni, la forza e il coraggio di andare a vivere ”da soli” in una casa vera, dove hanno bisogno dell’aiuto degli altri per tante piccole, grandi cose quotidiane, ma dove si sentono finalmente liberi!

E il silenzio cala, quasi doloroso… le orecchie si spalancano e le bocche anche alla ricerca di carpire le parole di Fiorella, che le parole riesce a malapena a pronunciarle, ma sa scrivere meravigliose poesie e ha saputo, anche davanti agli occhi spalancati di tanti ragazzi, disegnare senza usare le mani o la bocca, come abbiamo fatto noi, ma il piede, lo stesso piede che la tiene legata al mondo con il computer anche su Facebook!
La terza famiglia ci racconta come da un’intuizione della loro mamma sia nata nel 1996, a Vobarno, una realtà a disposizione di tutti coloro che hanno bisogno di un percorso di diagnosi, cura, riabilitazione e benessere: il Poliambulatorio Santa Maria.
 
Gianna, questo è il nome della mamma, mancata troppo presto per una grave malattia, la cui opera continua con lo stesso ardore, grazie al lavoro e alla passione delle tre e dei quattro figli Bergomi.
 
Proprio per ricordare i vent’anni dalla costituzione di questa “avventura” che il Poliambulatorio Santa Maria e la Fondazione 3D, hanno unito le loro forze per regalare ai ragazzi dell’ Istituto Comprensivo di Vobarno quella che speriamo essere stata una mattinata da ricordare.
 
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