Serafino, reduce di Cafalonia, compie 93 anni
Nella giornata di Pasquetta, a Provaglio Valsabbia si celebrerŕ un compleanno importante: i 93 anni di un reduce del dramma di Cefalonia.

Nella giornata di Pasquetta, a Provaglio Valsabbia si celebrerà un compleanno importante: i 93 anni di un reduce del dramma di Cefalonia. Lelio Serafino Dolcini (per tutti solo Serafino), primo di 7 fratelli, è nato ad Arveaco il 24 marzo 1915. E nella sua lunga vita, oltre che agricoltore, operaio, «tassista» (ogni volta che serviva aveva il compito di raggiungere Sabbio Chiese con la sua mula per prelevare il medico e portarlo in paese, per poi riportarlo a casa dopo la visita) e cavatore nelle cave di Teglie (dal 1980 è in pensione), è stato anche soldato per 7 anni nell’eroica divisione «Acqui».

Nei suoi ricordi un posto di primo piano è quindi occupato dalla resistenza a Cefalonia, dall’eccidio perpetrato dai tedeschi e dalla prigionia: «Chiamato alle armi come militare di leva nel 1938 - racconta Dolcini - tornai a casa solo l’8 settembre del 1945».

Dolcini trascorse questi 7 anni senza mai rimettere piede a casa, affidandosi solo a scarse notizie arrivate con le cartoline postali. «Quando arrivò l’8 settembre mi trovavo sull’isola di Cefalonia, e insieme all’intera divisione Acqui, quando i tedeschi ci chiesero la resa impugnai le armi e combattei». Furono giorni caratterizzati da bombardamenti a tappeto attuati dai tedeschi. «Poi arrivò poi il 22 settembre, e fui catturato in località Argostoli. Rimasi prigioniero circa 40 giorni, per poi essere trasportato in nave ad Atene. Qui finii in ospedale perchè affetto da enterocolite, e ci rimasi per circa un mese. Quando mi dimisero formai con altri una tradotta fino in Germania, a Lazeret Zaitan: ci arrivai il 24 dicembre del ’43».
Dolcini fu liberato dalle truppe russe il 28 aprile 1945: «I 16 mesi di prigionia li trascorsi in ospedale, in campo di concentramento e al lavoro forzato in località Vittemberg. Quando mi liberarono tornai a Provaglio Valsabbia. Era l’8 settembre del ’45».

Di Cefalonia Dolcini parla poco, senza entusiasmo, perchè più che l’eroismo di quella tragica resistenza quel periodo gli ricorda tanti amici caduti, la violenza, la paura, la fatica e la fame. Dei circa 13.500 soldati e ufficiali della Acqui circa 6.000 morirono sull’isola, altri 3.000 annegarono nel naufragio (probabilmente «organizzato») di 2 navi durante la deportazione e solo 4.000, tra i quali proprio il provagliese, si salvarono, finendo in campi di concentramento in Germania.

Il nostro interlocutore ottenne la qualifica di «Partigiano combattente all’estero», e si sposò solo nel 1957, a 42 anni, con Elda Baruzzi, anche lei di Arveaco, dove il reduce ha quasi sempre vissuto nella casa paterna. E ha fatto in tempo non solo ad avere 2 figli, Valentino e Dario, ma anche a festeggiare con la sua Elda, lo scorso 23 novembre, i 50 anni di matrimonio.

M.PAS.
Da Bresciaoggi
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