Antichi itinerari e pietà popolare in Degagna
di Cesare Fumana

stato recentemente dato alle stampe un volume, piccolo di dimensioni ma ricco di saperi, riguardante le “santelle” di Degagna, l’estesa frazione montana di Vobarno, curato dal professor Mario De Ruitz, studioso vicentino trapianto in Valsabbia.

È stato recentemente dato alle stampe un volume, piccolo di dimensioni ma ricco di saperi, riguardante le “santelle” di Degagna, l’estesa frazione montana di Vobarno, curato dal professor Mario De Ruitz, studioso vicentino trapianto in Valsabbia. Il libro, intitolato “Antichi itinerari e pietà popolare in Degagna”, recensisce e descrive in maniera molto dettagliata i dipinti, i sacelli, le edicole, le croci e le statue della Vergine e dei Santi presenti lungo le strade e i sentieri della frazione, proponendone anche tutte le fotografie.

Il libro è nato per volere del parroco di Degagna, don Gabriele Banderini, il quale nell’introduzione descrive quali sono i significati di queste testimonianze artistiche e di devozione: «Lo scopo dell’opera è dimostrare, se ve ne fosse necessità, che la presenza di numerosi segni del sacro ai lati delle strade di percorrenza, e soprattutto ai bivi e agli incroci, aveva lo scopo non solo di alimentare la fede del viaggiatore credente, ma anche di essere punto di riferimento nella scelta del giusto itinerario».

Per questa valle, infatti, correva il più antico itinerario che collegava, già in epoca romana, il lago di Garda e la città di Brescia alle valli Giudicarie, in territorio trentino. Oltre alla via principale di fondovalle, altri significativi sentieri, censiti nel catasto austriaco come «strade comunali», collegavano tra loro e con i territori confinanti i dieci piccoli borghi costituenti questa antica e gloriosa «Decania», valle densamente abitata, già sede di ben tre parrocchie, area interessata da una fiorente pastorizia, da un adeguato sfruttamento del patrimonio boschivo, nonché dall’estrazione del marino nero di Eno e dalla lavorazione del ferro in numerose e sparse fucine e in forni siderurgici. E anche qui, in Degagna, come ovunque altrove, il movimento delle persone e delle merci necessitava di percorsi definiti e di una chiara segnaletica.

Sulla peculiarità e sulla serietà scientifica dello studio così si esprime, nella presentazione al volume, il prof. Pino Mongiello, presidente dell’Ateneo di Salò, che ha edito il volume: «Ciò che fa del libro di De Ruitz un’opera davvero preziosa – scrive il prof. Mongiello – è l’approccio metodologico al tema, che si esprime attraverso schede analitiche dense di dati informativi estremamente puntuali: la localizzazione dei manufatti, le loro dimensioni, l’epoca di attribuzione, le modificazioni intervenute, i soggetti rappresentati, i significati simbolici, le tradizioni connesse fino alle forme rituali-devozionali recenti o ancora attive».

 

Infine, don Gabriele, al termine della sua introduzione, si pone una domanda provocatoria, rivolta però all’intera comunità vobarnese, su come valorizzare una rete viaria oggi in buona parte abbandonata. «Sarà possibile un giorno – si chiede il parroco – poter percorrere nuovamente questi itinerari, per passeggiate, sport, divertimento? È troppo chiedere agli enti preposti un interessamento al riguardo? È certo che chi non ama e stima la sua terra e la sua storia non può essere ritenuto degno di abitare il tempo e il luogo che Dio ha voluto per quel popolo».

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