Piccola (coraggiosa) Italia
di Luca Rota

Che qualificarsi non sarebbe stato facile, lo si sapeva. Che non siamo ai livelli di un decennio fa, anche. Ma soprattutto si sa che attendere la crescita di un gruppo richiede i suoi tempi. E bisogna portare pazienza se i risultati non sono immediati


Ciò che ha accomunato le compagini nazionali del dopo Berlino, è stata la presenza di un vetusto blocco (quasi fisso), trascinatosi  fino alle soglie dello scorso Europeo.
Ad oggi di quel gruppo resistono ancora Buffon, De Rossi e Barzagli, col primo in attesa di lasciare il testimone a Donnarumma, il secondo richiamato in extremis, ed il terzo perché è ancora il migliore marcatore in circolazione.
Per il resto tutte facce nuove, fresche e con voglia di far bene.

Il merito di Gianpiero Ventura a mio avviso, è stato proprio questo: svecchiare una nazionale da sempre portata a convocare pochi giovani, facendole giocare un calcio coraggioso, votato all'attacco, che bene si adatta all'enorme potenziale offensivo a nostra disposizione.

Sarà magari vero che quel 4-2-4 visto contro Spagna ed Israele non rappresenti il migliore dei moduli possibili.
E sarà anche vero che contro certi avversari forse è meglio giocare di tattica. Ma è anche vero che spesso i moduli sono soltanto numeri e niente più.
Conta l'approccio di chi questi moduli li interpreta.

Proprio questo, a mio parere, è venuto meno nelle ultime due sfide affrontate dagli azzurri.

Contro una Spagna nettamente superiore, sia sul piano del gioco che fisico, siamo rimasti inermi a subire tiki taka e geometrie. Contro Israele ci hanno pensato Immobile e Buffon, senza non pochi affanni. Gambe molli e paura nelle giocate, nonché poca grinta.
Che sia 4-2-4, 4-3-1-2 o 4-3-3, ciò che conterà maggiormente saranno la motivazione, la voglia di sudare su ogni pallone e il desiderio forte di vincere ad ogni costo. Altrimenti resterà una buona Italia, ma piccola, come le sue ambizioni.

Per il momento questa nazionale riparte dal coraggio del suo ct, da questo modulo quadri-punta che purtroppo poco ha inciso, e da un gruppo giovane e di ottime prospettive.
Prima però bisognerà conquistare gli spareggi, e poi qualificarsi. Questo è si un dovere, chiunque sia l'avversario che il sorteggio ci porrà di fronte.

Quella con gli iberici è una sconfitta che deve far riflettere. Perché anche perdere è importate, se poi si riesce a far tesoro degli errori commessi.
Altrimenti non resterà che il ricordo di diverse buone prestazioni, di un bel modulo quadri-punta e di una piccola (anche se coraggiosa) Italia.



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