La «sentinella»
di Elio Vinati

L'estate appena trascorsa mi ha regalato in termini alieutici giornate meravigliose, come l'escursione effettuata in uno stupendo laghetto alpino a quota 2235 m.


La camminata presenta subito un buon dislivello, ma lo affronto con la serenità offertami dal bellissimo paesaggio che solo la natura sa donare. Così dopo aver speso molto sudore e fatica, giungo appagato alla meta: il bacino d'acqua cristallina si sposa perfettamente con le solide e rocciose vette orobiche che lo circondano e proteggono. Prima di scegliere lo spot di pesca a mio giudizio più promettente, mi soffermo ad ammirare il panorama estasiato.

Per questa uscita ho deciso di lasciare a riposo le canne da spinning e da mosca. Desidero infatti dedicarmi a una tecnica molto più rilassante anche se meno dinamica: la pesca a galleggiante.

Monto sulla canna da 4m un galleggiante da 4gr al fine di avere una gittata più lunga, una girella tripla con moschettone a cui collego il terminale in nylon dello 0,18mm. Infine innesco un lombrico su amo nr. 6.

Durante l'azione di pesca vario più volte la profondità, ma le non poche bollate (segno inequivocabile dell'attività dei salmonidi) mi induce a lasciare poca lenza in acqua. E la scelta mi premia: un colpo secco fa affondare il galleggiante sotto il pelo dell'acqua. Che emozione!

 La ferrata è immediata e una colorata 'Rainbow trout' affiora dalle acque. Mentre mi godo il momento, scorgo poco sopra il crinale la sagoma inconfondibile del re della montagna, il simbolo delle Alpi: lo stambecco. È fieramente solo e guarda incuriosito nella mia direzione, forse sta vigilando sul lago, proprio come una sentinella.

Nubi nere si avvicinano minacciose e decido saggiamente di tornare a valle, non senza un ultimo saluto al maestoso ungulato...
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