La paura per la diversità
di Luca Facciano

Carissimo direttore, Desidero condividere alcune riflessioni in merito alla questione dell’accoglienza dei rifugiati in Carpeneda di Vobarno... 


La paura per la diversità sembra proprio appartenere alla natura umana. Intorno agli otto mesi dalla nascita, i bambini sviluppano una reazione di paura nei confronti delle persone estranee.
Se già precedentemente erano in grado di riconoscere una persona come sconosciuta, solo intorno a questa età iniziano a provarne paura.

È però importante comprendere fino a che punto questo tipo di paura è motivata e utile e quando diventa disfunzionale e patologica.
Se il “bambino” continuasse anche a 18 – 20 anni ad avere la stessa paura di fronte ad un estraneo avrebbe dei seri problemi nella socializzazione.

Allo stesso modo, se un popolo ritenesse tutti gli stranieri per definizione spaventosi avrebbe grosse difficoltà e problematiche di tipo razziale o etnico all’interno del tessuto sociale.
Si può quindi dire che quando l'innata paura per la diversità smette di essere motivata e funzionale diventa un inutile e dannoso fardello, per noi e per gli altri.

Questo è quello che è successo in Carpeneda in questi giorni, un fenomeno patologico che ha coinvolto la psiche delle persone, in particolar modo di singoli individui ma più in generale dell’intera comunità.
Mi viene spontaneo riflettere su due punti, il primo sulla gestione dell’accoglienza che, senza ombra di dubbio, potrebbe essere migliore.

La Prefettura, dove non è presente il Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati (detto SPRAR, ossia l’accoglienza in gestione all’ente locale), invia i profughi in maniera non distribuita e, soventemente, i privati che concedono gli immobili, gestiscono l’accoglienza in modo fraudolento, immorale e incontrollato, troppo spesso a spese dei richiedenti asilo.

Se gli Enti Locali avessero quindi adottato lo SPRAR anche a Vobarno, e più in generale, in Valle Sabbia, la gestione dell’accoglienza sarebbe stata maggiormente controllata, equamente distribuita e con un risultato senza dubbio migliore.

Il secondo punto su cui ci tengo a soffermarmi, riguarda invece questi squadristi che si sono comportati come animali (senza offesa per gli animali), lanciando delle molotov contro l’albergo destinato all’accoglienza.
L’accoglienza è uno dei gesti più umani che esistano, indica una sensibilità e una comprensione delle difficoltà a cui è sottoposto l’altro.

Se questi animali, ci tengo a ribadirlo in quanto animale è stato il gesto, non riescono a comprendere questo concetto, allora la nostra società è destinata a dover convivere con tali soggetti.
Faccio notare infine che è vero che i migranti sono sottoposti ad immani fatiche per aspirare ad una vita migliore, ma non dev’essere tanto più rilassante la vita di chi tutti i giorni si impegna ad odiare così tanto.

Da essere umano, da cristiano cattolico, da italiano e da vobarnese, in questo ordine di importanza, voglio distanziarmi marcatamente da ciò che è successo, anche a nome dei tanti vobarnesi e cittadini di Carpeneda che non vogliono rientrare in questo ammasso di gente che ha scelto di rispondere alla paura del diverso e all’ignoranza che scorre in vena, con odio e violenza.

La paura genera ignoranza, che a sua volta alimenta la paura, e insieme vanno a diffondersi nella malattia dell’odio.

Luca Facciano
Portavoce Partito Democratico di Vobarno

- Prima parte tratta da un articolo del Dott. Arturo Mona sul blog di psicoterapia "SPAZIO PSI" –

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