Pir e contro Pir
di Roberto Trevisani

Vi è già stato proposto un Pir? L’avete già sottoscritto? Vorreste sottoscriverlo? Vediamo se ne vale la pena


L’anno 2017 ha visto nascere in Italia degli strumenti innovativi come i Piani Individuali di Risparmio (PIR). L’apprezzamento da parte del risparmiatore italiano è già stato evidente considerando che in pochi mesi ne sono stati sottoscritti oltre due miliardi e se ne prevedono dieci entro dicembre. La domanda mi sorge spontanea: il Pir è il prodotto che tutti aspettavano? È veramente così promettente?
 
Considerando che la vostra banca vi avrà già illustrato il prodotto, mi limito ad una brevissima e semplicistica definizione dei Pir: possiamo dire che si tratta di una sorta di ‘scatola’ che può contenere azioni, obbligazioni, fondi, depositi e, a fronte di un vincolo minimo di cinque anni e una somma investibile massima di euro trentamila per anno (max centocinquantamila euro) garantisce dei benefici fiscali quali l’assenza di tassazione sugli INTERESSI e la non applicazione di tasse di successione. Lo scopo della nascita di questi prodotti è di sostenere le aziende italiane e pertanto a queste deve essere destinata una parte prevalente dell’investimento.
 
Fin qui tutto bello e forse anche quasi etico,
ma ci sono alcune osservazioni che andrebbero prese in considerazione. Ad esempio, investire in un’unica area geografica porta con sé maggiori rischi per l’effetto di una maggiore concentrazione ed il fatto che i Pir investiranno in parte in società medio-piccole potrebbe portare a oscillazioni del valore dell’investimento più accentuate.

Particolare attenzione andrà posta ai costi degli strumenti dove spesso sono presenti commissioni di ingresso (fino al 5%), commissioni per la gestione (fino al 2,25%) e commissioni di performance (fino al 25% dell’utile applicate in determinate situazioni) che, se troppo elevate rischiano di limitare o addirittura annullare qualsiasi beneficio fiscale. Benefici che non ci sarebbero nemmeno in caso di rendimenti negativi!
Cosa ne pensano le banche dei Pir? Mi sembra molto trasparente questo estratto dell’intervento di Ennio Doris, durante l’assemblea Mediolanum dello scorso Aprile: "I PIR porteranno grandi vantaggi ai clienti, a noi e anche all'economia. Riteniamo che sia molto interessante per il risparmiatore, quando si parla di esenzione dalle tasse l'attenzione sale sempre. E poi, per noi, è un prodotto che permette di legare il cliente per almeno 10 anni, quindi arrivare per primi sul cliente vuol dire tenerselo per molto tempo".
 
Farsi allettare dal poter evitare di pagare tasse
potrebbe portarci a trascurare quali siano i nostri reali obiettivi e a farci assumere un rischio che forse non saremo in grado di gestire.
Dovendo acquistare una automobile vi basereste solo su quanto consuma? Credo che ognuno di noi analizzerebbe quanto meno se è l’auto che ci serve, quanto costa e se è adatta al nostro garage.
 
Scegliete un Pir solo se è lo strumento ideale
per soddisfare un vs. obiettivo e solo dopo averne analizzato vantaggi e svantaggi, benefici e rischi. Chiedete chiarimenti se necessario e non sottoscrivetelo fin tanto che non vi sia tutto chiaro.
 
Tra i suggerimenti che mi sento di dare a chi decide di sottoscrivere un Pir è di utilizzare dosi ridotte del proprio capitale, meglio se ripartite in più anni, darsi degli obiettivi temporali di almeno dieci anni (cinque in più del vincolo di legge) e non scegliere basandosi sui rendimenti raggiunti da tali prodotti negli ultimi mesi poiché guidare guardando lo specchietto retrovisore è molto pericoloso.
Personalmente trovo anche poco significativo pensare di sottoscrivere un Pir con alte percentuali di obbligazioni poiché il rendimento oggi minimale verrebbe eroso dai costi risultando poco significativo l’impatto fiscale.
 
Spero di non essere risultato troppo tecnico
ma alcune precisazioni le ritenevo importanti. Chiudo ricordando che non esiste alcun prodotto finanziario adatto a tutti, come non esiste un'unica medicina che curi tutte le malattie. Ricercate i Vostri obiettivi e la scelta dei prodotti verrà da sé.

Roberto Trevisani

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