Un patto scuola-lavoro per i giovani valsabbini
di Valerio Corradi

Le interessanti esperienze di collaborazione tra scuola e impresa presenti anche in Valle Sabbia dimostrano che questa è una strada da percorre per sostenere un nuovo protagonismo giovanile

 
Si parla molto, oggi, di demotivazione dei giovani e di dissipazione dei talenti.
In effetti, con la disoccupazione giovanile che fatica scendere stabilmente sotto il 40% e con quasi 2 milioni di giovani che non studiano né lavorano, possiamo affermare di avere di fronte una generazione “sospesa”, demotivata e che fatica a trovare le opportunità per mettersi in gioco e per dare un contributo attivo alla propria comunità locale e al sistema economico. 

In un quadro per certi versi caotico come quello attuale è difficile, e forse pretenzioso, pensare di indicare delle vie d’uscita o ricette, soprattutto se queste si limitano ad essere dichiarazioni d’intento o formulazioni generiche non supportate da adeguate verifiche empiriche.

Non dobbiamo però disconoscere o ignorare alcuni dei segnali positivi da cui sembra poter passare il risveglio delle giovani generazioni e sui quali cominciamo ad avere incoraggianti riscontri concreti.

Uno di questi è il nuovo modo di fare scuola
incarnato dalle virtuose sperimentazioni incentrate sull’apprendistato e sull’alternanza scuola-lavoro.
Il metodo di alternare momenti di studio e di lavoro non è una novità di per sé.
In Europa è una modalità presente da tempo in molti paesi.

Si pensi al sistema duale tedesco, considerato un riferimento.
In Italia la transizione verso questo nuovo modo di fare scuola e di fare impresa è ancora incompleto e per certi versi problematico per resistenze a più livelli.

Tuttavia quello che stanno mostrando alcune esperienze e sperimentazioni in corso (anche da alcuni anni) in Emilia Romagna e Lombardia (fra queste anche i progetti avviati dal valsabbino Perlasca), è che questa è un’efficace metodologia per l’apprendimento del lavoro e di competenze importanti per la vita.

Il binomio scuola-lavoro
si deve basare, da un parte, su una scuola che abbia  il coraggio di aprirsi davvero al territorio e lasciarsi alla spalle una visione riduttiva e statica del sapere e dello studente.
Dall’altra, affinché l’esperienza nel contesto di lavoro sia formativa, serve consapevolezza nell’azienda della propria funzione sociale di “palestra” per i giovani, che, da parte loro, possono aiutare la stessa impresa e crescere e a riflettere sulla qualità culturale e umana del proprio agire, aspetti sempre più connessi alla capacità di produrre valore economico. 

Si tratta di un ambito “misto” nel quale occorre investire sempre più risorse economiche ed organizzative, perché esso contiene un potenziale che va completamente liberato, dal quale passa il futuro dei territori.

Il tessuto socio-economico valsabbino sembra avere tutte le carte in regola per costruire un modello locale credibile ed efficace.
Per fare questo serve, però, una convinta alleanza tra le forze sociali ed economiche della società locale intorno ad un progetto di educazione dei giovani che deve diventare patrimonio di tutti.
 
170505perlasca.jpg