L'egemonia del diesel in Europa è al termine?
di Alberto Zanetti

Germania, Spagna, Francia... la tecnologia del motore a gasolio perde quota in tutti i paesi. Un rompicapo economico per i costruttori


Nel paese di Rudolf Diesel, l’inventore della tecnologia, è un simbolo.
Ma a marzo, solamente il 40% delle auto nuove vendute in Germania era a gasolio, un dato che non si registrava da oltre sette anni.

Si è accelerato un declino già significativo: nel 2016, il diesel ha pesato solo il 45,8% del mercato in Germania contro il 47,7% dell'anno precedente.

In tutta Europa è lo stesso.
In Spagna, a marzo, il diesel rappresentava meno del 50% delle vendite, una novità da oltre dieci anni.
Il trend è lo stesso in Gran Bretagna, o in Francia, dove nel mese di marzo sono state vendute più auto a benzina rispetto alle diesel.

Già nel 2016, secondo un rapporto della Associazione europea dei costruttori di automobili (ACEA), il diesel era andato sotto la soglia del 50% (49,9%) delle vendite in Europa occidentale per la prima volta dal 2009.

Solo due Paesi, Danimarca e Italia, hanno visto crescere questa tecnologia su loro mercato.
E solo in tre mercati d'Europa il diesel vende a maggioranza schiacciante: Irlanda (70%), Lussemburgo e Portogallo (65%).

Altrove, la discesa del diesel ha connotati storici.

In Belgio e nei Paesi Bassi, la quota di gasolio è al suo punto più basso degli ultimi venti anni, in Spagna degli ultimi sedici.
In Francia, si è ai livelli del 2000. Alcuni paesi mostrano anche un calo repentino come la Norvegia ed i Paesi Bassi (-10 punti), o la Grecia (-8 punti).

Nel complesso, alcuni già prevedono la marginalizzazione della tecnologia, come ad esempio gli analisti di UBS, che prevedono che il peso del diesel si ridurrà al 10% delle vendite in Europa nel 2025.

In Germania tuttavia, i principali produttori, specialisti di tecnologia, assicurano una diversa prospettiva.
"Il cambiamento è minore rispetto al focus sui media e politica," ha dichiarato ottimisticamente all'inizio di febbraio Dieter Zetsche, Presidente di Acea.

Lo scandalo Volkswagen
ed i sospetti sulle emissioni inquinanti dei costruttori hanno avuto l'effetto di raffreddare i clienti, sia per le questioni ambientali, sia per il futuro valore di rivendita dei veicoli diesel che avrebbero acquistato.

In parallelo, tutti i paesi hanno rivisto le loro politiche di sostegno.
In Francia, è in atto un equilibrio tra la tassazione del gasolio e benzina, e le aziende possono dedurre parte dell'IVA della loro flotta a benzina, un serio vantaggio riservato fino ad ora al diesel.

Altrove, i governi varano incentivi per le auto elettriche, mentre i comuni (Londra, Parigi, Oslo, le città tedesche ...) dichiarano di voler limitare l'accesso ai veicoli più inquinanti.

"I motori diesel sono assediati",
ha scritto il fondo BlackRock in un recente studio.
A causa di eventi già presenti da alcuni anni - minor offerta da parte dei costruttori per le auto di segmenti piccoli, revisione della fiscalità che favorira il diesel, riduzione dei chilometraggi medi - e dei progressi delle tecnologie alternative, il declino del diesel è diventato inevitabile.

Irrazionalmente, secondo alcuni industriali, che ricordano che il diesel emette meno CO2 rispetto al benzina.
E, sottolineano, il gasolio è una leva strategica per soddisfare gli obiettivi europei di emissioni di CO2.

Ma sembra solo propaganda. I costruttori sono preoccupati per l'aumento dei costi della tecnologia, causati dall'inasprimento delle norme.
Quindi, essendo il diesel una tecnologia essenzialmente europea, la partita che si sta giocando è tutta e solo economica.
 
Alberto Zanetti - Manelli spa Gavardo
 

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