La preghiera del Cardinal Montini Giovanni Battista
di Beppe Biati

Il 19 ottobre 2014 Paolo VI, al secolo Giovanni Battista Montini, con grande ritardo a mio giudizio, è stato proclamato beato da papa Francesco


Il papa bresciano, a dire il vero, non ha mai goduto, a torto, degli encomi dei mass-media, della piazza, della chiesa in generale. Era ritenuto di carattere schivo e triste! Un papa di passaggio!
Lettura terribilmente superficiale e bugiarda!

Bisogna approfondire gli scritti, i discorsi, la gestione ecclesiale dell’allora Paolo VI, per renderci conto di una grandezza spirituale, sociale, civile, politica, religiosa, profetica di Montini che, quando semplice prete, poi prelato, poi papa, sempre incarnò gli ideali di un Cristo terreno e povero, povero nei poveri, umile tra gli umili, misericordiosamente salvatore! 

Basterebbero le vicende della seconda guerra mondiale, dove il nazismo ha trovato in Montini la sua perfetta antitesi oppositiva! 
Netta la posizione a salvaguardia di principi e di idee, con pronta salvezza di persone!

Ma non voglio parlare di questo, oggi, ma di una preghiera che l’allora cardinale Giovanni Battista Montini recitò ad Assisi, nel 1958.
Era il 4 ottobre e la Lombardia donava l’olio per la lampada di S. Francesco.

L’arcivescovo di Milano pregò S. Francesco con queste esemplari parole:

Francesco, aiutaci a purificare i beni economici dal loro triste potere di perdere Dio, di perdere le nostre anime, di perdere la carità dei nostri concittadini.
Vedi, Francesco, noi non possiamo estraniarci dalla vita economica, è la fonte del nostro pane e di quello altrui; è la vocazione del nostro popolo, che sale alla conquista dei beni della terra, che sono opere di Dio; è la legge fatale del nostro mondo e della nostra storia.
E’ possibile, Francesco, maneggiare beni di questo mondo, senza restare prigionieri e vittime?

E’ possibile conciliare la nostra ansia di vita economica, senza perdere la vita dello spirito e l’amore? E’ possibile una qualche amicizia fra Madonna Economia e Madonna Povertà?
O siamo inesorabilmente condannati, in forza della terribile parola di Cristo: “E’ più facile che un cammello passi per la cruna di un ago che un ricco entri nel regno dei cieli (Mt 19, 24)?

Anche il nostro sant’Ambrogio ci aveva detto quelle parole tremende:  
“O ricco, tu non sai quanto sei povero!”, ma non le ricordiamo più; e non le abbiamo mai ben comprese. 

E anche tu, Francesco, non hai insegnato ai tuoi figli a lavorare, a mendicare e a beneficiare, cioè a cercare e a trattare questi beni economici, di cui la vita umana non può essere priva?

Così insegnaci, così aiutaci, Francesco, a essere poveri, cioè liberi, staccati e signori, nella ricerca e nell’uso di queste cose terrene, pesanti e fugaci, perché restiamo uomini, restiamo fratelli, restiamo cristiani”.
 
Sublime preghiera! Da ricordare, oggi di più di allora!
 
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