Come salvare il sistema sanitario nazionale
di Federica Ciampone

La ricercatrice Maria Elisa Sartor ha presentato a Brescia il libro “SSN SOS dall’Inghilterra. Come il SSN è stato tradito e come si è deciso di salvarlo”, traduzione italiana del libro a cura di J. Davis e R. Tallis. Un’analisi comparativa delle principali trasformazioni in atto nel sistema sanitario in Inghilterra e in Italia


Sono state molte le iniziative organizzate a livello europeo da sindacati e associazioni in occasione della Giornata Europea contro la commercializzazione della salute, nella cornice della Giornata Mondiale della Salute indetta dall’OMS per il 7 aprile 2017. A Brescia, il caffè letterario “Primo Piano” è stato la location della presentazione del libro “SSN SOS dall’Inghilterra. Come il SSN è stato tradito e come si è deciso di salvarlo”, scritto da Jacky Davis e Raymond Tallis (a cura di), introdotto e tradotto dalla ricercatrice Maria Elisa Sartor ed edito da Jago Edizioni Verona, con la premessa del regista Ken Loach.

La dottoressa Sartor ha illustrato ad una platea non numerosissima ma molto interessata le lezioni da lei apprese attraverso uno studio comparativo del NHS (sistema sanitario pubblico) inglese e dei recenti processi di riforma sanitaria in Italia, riferendosi in particolare alla situazione in Lombardia.

Punto di partenza della presentazione, iniziata nel tardo pomeriggio e conclusasi in serata, sono state le domande che la dottoressa si è posta nel corso della sua ricerca: cos’è capitato al NHS inglese negli ultimi decenni, e in particolare con l’ultima riforma sanitaria (Cameron - Lansley) del 2012? Perché e com’è stata possibile una trasformazione così imponente del NHS nonostante l’interesse e la convinzione che gli inglesi avevano a mantenere in vita questo loro sistema sanitario? E infine, come intendono ora salvare il loro sistema sanitario pubblico?

Il libro ricostruisce minuziosamente l’ultimo processo di riforma organizzativa del sistema sanitario inglese, aiutando chi in Inghilterra non vuole perdere il NHS a comprendere cosa sta succedendo e ad agire di conseguenza. La sua lettura risulta molto utile anche per noi italiani, che alla fine degli anni ’70 avevamo abbracciato l’idea di adeguarci a questo modello e attualmente ci stiamo invece avvicinando alla sua versione “snaturata”, orientata a una massiccia privatizzazione delle prestazioni sanitarie. Privatizzazione di cui, va detto, la maggior parte di noi è all’oscuro. Persuasi del fatto che tutto ciò che proviene dal settore pubblico sia inevitabilmente di qualità inferiore, siamo stati efficacemente distratti – e gli inglesi con noi - dal nocciolo della questione: se la sanità pubblica scompare, scompaiono con lei l’equità, la gratuità nel punto di erogazione, l’universalità di copertura e il basso costo per il Paese.

Il modello di sanità privatizzata che si sta delineando in Italia si basa sul fatto che qualsiasi gruppo privato può affacciarsi sul mercato e proporsi come erogatore di servizi sanitari, eliminando di fatto la domanda su base territoriale: i cittadini non godranno più, quindi, di una tutela riconosciuta solo in base alla territorialità. La “libertà di scelta” dei cittadini riguarderà solamente la scelta del gestore dei servizi sanitari: ben presto, se non lottiamo per riappropriarci del nostro sistema sanitario pubblico, ci troveremo a dover sottoscrivere una sorta di “patto di salute”, un’assicurazione che ci permetta di essere curati. Non solo: come si legge nell’introduzione all’edizione italiana del libro, “[…] laddove si è realizzato il sistema della separazione della committenza dall’erogazione del servizio sanitario […] ed è presente in modo massiccio la sanità privata, si è già da tempo di fatto trascurata l’attività di analisi dei bisogni […]”.

La presentazione della dottoressa Sartor è stata seguita da diversi interventi molto interessanti da parte del pubblico presente in sala. Un dibattito che ha evidenziato le tante interpretazioni possibili di una questione così importante e delicata, pur nella cornice di una visione comune: la sanità è un bene comune e come tale va difeso. Ci sono domande le cui risposte non possono più essere rimandate.
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