Tenebroso e seducente l'ultimo lavoro dei Baustelle
di Davide Vedovelli

La gran penna di Francesco Bianconi dipinge “L'amore e la violenza” nell'ultimo album dei Baustelle


Risale a tre anni fa l'ultimo lavoro dei Baustelle, un album importante a cui bisognava approcciarsi con la stessa attenzione e dedizione con la quale si sfoglia un'enciclopedia. Stiamo parlando di “Fantasma”. Gli arrangiamenti, affidati a quel geniaccio di Enrico Gabrielli già Calibro35, hanno vestito di elegante musicalità le parole scritte da Francesco Bianconi.

Dopo una pausa tornano con un disco che sta facendo parlare tanto, anzi tantissimo, di sé... sembra impossibile, per chi si occupa di musica, non prendere posizione in merito a questo album.
Un po' per volontà stessa dei Baustelle, che non si sottraggono ad interviste ed eventi pubblici, un po' perchè quando Bianconi scrive, con il suo stile inconfondibile, mette in discussione i confini che inutilmente qualcuno cerca di tracciare tra pop, canzone d'autore, elettronica e altri generi musicali.
Quando si invade un territorio è inevitabile che a qualcuno dia fastidio... se poi lo si fa con arte ed eleganze a maggior ragione si sentono minacciati e vedono i confini traballare.

“L'amore e la violenza” è un disco che parla di guerra e di speranza, di dipendenze e possibilità, parla di musica e canzonette.... ma ancora e soprattutto di guerra, declinata in tutte le sue forme e sfaccettature.
Siamo in tempo di guerra, e la guerra porta con sé la morte, tema centrale nella poetica dei Baustelle (Fantasma ne è l'esempio lampante). Esorcizzarla e umanizzarla aiuta a renderla meno spaventosa.
Una dolce decadenza e un pessimismo inevitabile attraversa tutto il disco.
Le canzoni, piene di citazioni, scorrono veloci e il vestito musicale maschera “l'oscenità” dei temi affrontati. E' lo stesso Francesco Bianconi a definirlo un disco di “pop osceno” e credo sia questa la cifra stilistica e affascinante dei Baustelle.
In quelle che sembrano canzonette o ballate ci trovi D'annunzio e Battiato, Sandokan e Paosilini, Prevert e Amanda Lear.
Da sempre le citazioni affollano, a volte in modo eccessivo, le canzoni della band toscana: da “Manzoni quello vero... Piero” a “Baudelaire”, passando per De Andrè ne “Il musichiere 999” e così via...
Sono tantissimi e presenti in tutti i dischi riferimenti espliciti o sussurrati a tutti quei maestri che popolano la testa di Bianconi. Ad alcuni piacciono ad altri infastidiscono… ma questa è la loro cifra stilistica.

I Baustelle sono come la Coca-Cola (e faccio riferimento ad una chiacchierata che ho fatto alcuni anni fa con Ascanio Celestini, non stavamo parlando dei Baustelle ma l'esempio rende l'idea).
La Coca-Cola piace a tutti… e quando sentiamo qualcuno che dice: “Non mi piace la Coca-Cola” subito a dire “ma come? Non ti piace la Coca-Cola?”... poi ci sono quelli che per scelta la Coca-Cola non lo bevono mai… ma anche in questo caso loro sono e si distinguono perchè “non bevono la mai la Coca-Cola”. Diventa un metro di misura, uno spartiacque a cui far riferimento per dividere le persone in due grandi insiemi, come lo erano i Beatles e i Rolling Stones...

Questo che significa? Che sia che piacciono o meno, i Baustelle sono diventati un punto di riferimento importante nella produzione artistica musicale italiana.
“L'amore e la violenza” è un album poetico, tenebroso e seducente allo stesso tempo. Dodici canzoni, dodici storie che parlano alla pancia e alla testa, che alternano termini inconsueti e di altri tempi a parole d'uso quotidiano. A guidarci in questo viaggio la bella e profonda voce di Bianconi.

Ora il tour con molte date già sold out e altre che si stanno aggiungendo. La dimensione live dei Baustelle sta crescendo negli ultimi anni. Ho il ricordo di un loro concerto di alcuni anni fa alla Festa di Radio Onda d'Urto non certo entusiasmante. Già il tour di Fantasma ha segnato alcuni passi in avanti. Non ci resta che vederli dal vivo. Buona musica a tutti.

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