Il più piccolo paese della provincia
di Guido Assoni

Il grande studioso di geografia economica, il cremonese Primo Lanzoni, descrive la sua “peregrinazione” sui monti sabbini sul quotidiano “La Provincia di Brescia” del 16/08/1898. Il quadretto che ne scaturisce è ancora per certi versi attuale

 
Il più piccolo comune della provincia di Brescia alla fine del 1800 è Alone in circondario di Salò e mandamento di Vestone, comune che nel 1929 verrà assorbito dal Comune di Casto alla pari del Comune di Comero.

Dalle risultanze del Censimento della popolazione del 1861, contava 191 abitanti, ridottisi poi a 167 nel 1881 e a poco più di 150 unità nel periodo considerato dal Prof. Lanzoni a causa di “quella tendenza che hanno in genere tutti i paesi di montagna di sminuirsi, non per deficienza di nascite” ma per eccesso di emigrazione della popolazione rurale a vantaggio dei centri urbani e per lo sviluppo delle comunicazioni che, abbreviando le distanze, rende più facili i contatti, fra di loro, dei centri popolati.

Per raggiungere il Comune di Alone (mt. 626) partendo da Brescia, si può prendere il tram della Valle Sabbia sino a Nozza da cui diparte una “magnifica strada carreggiabile” di poco meno di sei Km che conduce a Casto.
Lungo tale carrozzabile si possono scorgere ruderi di opifici dismessi e, ancora funzionanti, alcune fucine dove i potenti magli azionati dalle acque del torrente Nozza “con una sapiente e secolare divisione del lavoro” fabbricano badili, picconi e cazzuole oppure tridenti e forconi o ancora lunghi chiodi.

A Casto, comune di poco più di 400 anime, è accasermato un intero battaglione di bersaglieri impegnato in esercitazioni di tiro nella vicina Valle del Lupo.
La carreggiabile risulta in ottimo stato manutentivo fino alle ultime fucine per poi ridursi fino ad Alone, in un sentiero mulattiero molto ripido utilizzato dai suoi abitanti “per mettersi in contatto con il resto del mondo”.

Si tratta dei carbonai ricurvi sotto il peso delle bisacce da 60 kg e dei boscaioli che trasportano fasci di legna che, attraversando la valle, arrivano a destinazione grazie ad un sibilante (seppur adeguatamente lubrificato con la “sonza”), filo di ferro teso tra due punti a diverso livello.
Si tratta del teleforo ora più comunemente chiamato filo a sbalzo o palorcio.

La discesa dei carichi, grazie ad una sospensione scorrente sul filo, costituita da ganci di legno o di ferro o da una carrucola, è quasi sempre incontrollata e non può subire alcuna azione frenante.

Ai giorni nostri, per attutire il notevole urto dei carichi contro l’ancoraggio del teleforo nella stazione inferiore di arrivo, si dispongono degli ammortizzatori costituiti essenzialmente da vecchi copertoni d’auto.
La violenza dell’impatto è talmente violenta che spesso si verifica che il fascio si disintegri proiettando tronchetti di legna nell’area contigua.
Tale circostanza ha determinato diversi infortuni, in alcuni casi, purtroppo, con esito letale.

Dopo aver attraversato il sentiero dall’aspetto pittoresco, ombreggiato da folta vegetazione e fiancheggiato da rivoli e cascatelle d’acqua limpida e fresca, il buon Lanzoni giunge alla meta del suo viaggio.
Il piccolo comune di Alone ha l’aspetto caratteristico degli antichi borghi montani.

Poche e umili case di ciottoli e pietra, aggrappate al fianco della montagna e separate da stradine avviticchiate e ripidissime.
Sopra un ripiano si innalza la Chiesa di San Lorenzo Martire protettore delle “ferrarezze” di Casto.

Il Prof. Lanzoni raccontando della sua peregrinazione ad Alone descrive l’ufficio comunale come una misera stanza, seppur con vista magnifica, distaccata dal contesto.
Bisogna però ricordare che la Casa del Comune, un imponente complesso edilizio, fino ai primi decenni del XVII secolo, conservava un’unitaria funzione pubblica.
Solo più tardi  venne frazionata in piccole unità e adibita a deposito attrezzi e ricovero animali.

L’ originaria funzione pubblica di tale edificio è tutt’ora ben evidente per la presenza dell’emblema statuale veneto (il Leone di San Marco) e di quello locale ovvero lo stemma comunale rappresentato da un alberello poggiato su un basamento quadrato ed affiancato da due torri significanti agglomerati urbani.
Una molecola del grande organismo dello Stato tra le grandi manifestazioni demografiche, economiche e sociali.

Ricordiamo infine (chiudendo la parentesi d’attualità) che, grazie ai restauri degli anni 80 è venuto alla luce uno dei pochi esemplari di stemma, seppur di comune soppresso, esistenti in valle.
Infatti molti comuni valsabbini hanno dovuto reinventarsi uno stemma per aderire alle linee guida dell’Istituto Araldico presso la Presidenza del Consiglio.

Primo Lanzoni si chiede come si potesse procedere alla composizione del Consiglio comunale in un ente di siffatte dimensioni e come si potesse riuscire a contenere il bilancio comunale entro i limiti di 2.700 lire annue, equivalenti allo stipendio annuo di un impiegato di concetto di quarta categoria.

Le risposte ai suoi legittimi interrogativi gli vengono fornite dal Sindaco di Alone, Pietro Carli, la prima persona che incontra sul tragitto.
Dunque, nessuna difficoltà nella composizione del Consiglio comunale essendo gli elettori più del doppio dei consiglieri da eleggere.
Per quanto invece riguarda l’esiguità delle uscite iscritte in bilancio, bisogna considerare che le spese assolutamente obbligatorie vengono sostenute con l’aiuto dei consorzi e servendosi di persone che hanno altri impegni analoghi altrove.
I servizi demandati agli uffici comunali vengono svolti da un segretario comunale residente a Mura, la condotta medica che fa parte del Consorzio Savallese, è affidata ad un medico di stanza a Comero.

Le scuole elementari erano costituite da pluriclassi miste con una sola insegnante.
Il costo di questi tre dipendenti comunali si aggira sul migliaio di lire annuo.
Venticinque lire sono appannaggio della levatrice che abita a Mura e altre quarantotto del campanaro.
Il soggetto che riveste le cariche di cursore, guardia boschiva e porta-lettere riceve dal Comune lo stipendio annuo di quaranta lire alle quali vanno aggiunte altre 150 lire conferite dal Governo come procaccia rurale.

Non c’è personale addetto al piccolo cimitero.
Quando viene a mancare un cittadino, alla tumulazione provvede direttamente il Comune in economia.
Sempre in economia il piccolo ente provvede alla manutenzione dell’unico sentiero mulattiero esistente, con un esborso di circa 70/80 lire annue.
Non esiste la figura dello stradaiolo e del sorvegliante stradale.
I boschi di proprietà comunale, tutti vincolati dalla legge forestale, non costituiscono attivo in quanto la loro rendita è inferiore all’imposta erariale.

L’unica fabbrica del paese è quella che produce brocche da scarpe, ma è poco rimuneratrice. 
Si parla di 70 centesimi al giorno se tutto funziona bene.
D’altro canto gli abitanti vi si rivolgono solo nella stagione invernale.
 
Biografia:
Primo Lanzoni “Il più piccolo comune della provincia” - 1898
Alberto Rizzi “Casto – Arte, storia e ambiente in un comune della Valsabbia” - 2004
 
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