Un presidio ai Tre Casali
di Ubaldo Vallini

Tutti insieme ai Tre Casali il 26 novembre, se per allora la presenza di profughi ad Anfo non sarà almeno dimezzata. E' quanto è stato concordato in un'assemblea pubblica convocata ad Anfo. Con i distinguo della minoranza in Consiglio


 «Va bene, facciamo questo presidio a partire da sabato 26 novembre, se per allora il prefetto non avrà rispettato la promessa di dimezzare la presenza dei profughi ad Anfo.
Facciamolo pure tutti insieme: maggioranza, minoranza e voi di Azione Sociale che me l’avete chiesto. Sia chiaro però: solo per capire cosa sta succedendo, non per fare altre cose strane, e perché sul fatto che 47 profughi per Anfo siano troppi siamo tutti d’accordo».

A prendere il sacco in cima, al termine di un’oretta di battibecco che con una pubblica assemblea - come avrebbe voluto essere – ha avuto davvero poco da spartire, il sindaco Umberto Bondoni.
Era stato lui a convocare il confronto con la popolazione per rispondere alle accuse di aver mal gestito la presenza dei profughi al residence Tre Casali, ma anche per fare il punto sulla situazione, spiegare cosa era stato possibile fare e cosa invece no, provando a condividere con i compaesani una linea comune da tenere.

«E’ un problema di tutti e dobbiamo provare a risolverlo insieme» ha detto Bondoni.
Il paese invece, per lo più, sembrerebbe aver deciso di stare alla finestra.
Sarà anche perché in realtà a poco meno di un mese dall’arrivo dei profughi, di problemi non ce ne sono stati.

Così all’assemblea, oltre alla compagine amministrativa di maggioranza, si sono presentati soprattutto la minoranza, alcuni esponenti di Azione Sociale in testa il leader bresciano Laura Castagna, e pochi altri.

Presto, le richieste di alcuni di saperne di più del tipo «Chi sono queste persone? Quale rapporto è possibile instaurare con la cooperativa che le sta gestendo? Cosa stanno facendo? Quale ruolo ha l’amministrazione comunale?...», hanno lasciato spazio alla contrapposizione politico-amministrativa.

«E’ mai possibile che alla richiesta di accesso agli atti, per sapere di più dai documenti e non solo dalle chiacchiere, mi è stato risposto di no e senza alcuna motivazione?» ha tuonato l’ex sindaco Gianpietro Mabellini, promettendo azioni legali.
Altri hanno sostenuto che il sindaco era a conoscenza per tempo che i profughi sarebbero arrivati e che non ha fatto nulla per evitarlo.
Qualcuno ha ipotizzato che l’amministrazione è stata “ingolosita” «dai 500 euro promessi da Renzi ai Comuni per ogni profugo accettato» e via accusando.
Uno parlava sopra all’altro e gli elementi di novità hanno faticato parecchio ad emergere.

Ci sarà poi questo presidio? Tutti insieme davanti all’ingresso del residence Tre Casali, sabato 26 novembre?
Sindaco e Azione Sociale dicono di si.
«A noi non ha chiesto niente nessuno, avrebbero dovuto farlo semmai nell’ultimo consiglio comunale – han detto ormai fuori dalla stanza quelli della minoranza -. Invece in Consiglio la vicenda profughi è scomparsa, come se sulla montagna dopo la Rocca, ai Tre Casali, non ci fosse nessuno. Vogliamo i fatti, non le chiacchiere». 
 
161112_anfo_1.jpg 161112_anfo_1.jpg