Il bes galèt
di Lorenzo Bacchetti

Fra fantasia, leggenda e curiosità: una creatura misteriosa si aggira nei fossi e nei prati della Valle Sabbia...


Porto ancora con me un ricordo di quando ero bambino…

Questa curiosa storia legata alla fantasia e alla credenza popolare della gente.

Da ragazzini, in compagnia, si andava con frequenza a giocare nei prati e nei boschi, e spesso succedeva che i miei genitori mi dicessero di stare attento alle biscie perchè erano pericolose.

Così inizia la storia del bes galèt.

Un giorno, con i miei amici, stavamo giocando in un prato e un signore che stava passando, ci disse: “Fate attenzione perché vicino a quella roccia hanno avvistato il bes galèt”. Molto preoccupati, non abbiamo esitato due volte a darcela a gambe levate, facendo ritorno alle nostre case. Raccontando l’accaduto, i miei genitori mi dissero che non esisteva nessun serpente con quel nome e che era una storia inventata. I miei fratelli, invece, sostenevano il contrario.

Il giorno seguente, decidemmo di avventurarci alla ricerca della mostruosa creatura, e armati di fionde e attrezzi vari, circondammo la zona per cercare il serpente. Ma non accadde nulla. E qualche giorno dopo, abbandonammo l’idea.

Nei giorni seguenti, passando davanti al bar del paese, vedemmo delle persone che ci chiesero dove stessimo andando. Ci dissero che il bes galèt non era da quella parte (era evidente che volevano prendersi gioco di noi). Noi l’abbiamo avvistato al di là del ponte; e così armati di istinto, attenti ai rumori o ai fruscìi, per la seconda volta iniziammo l’avventura per catturare il serpente.

In quegli anni non esistevano gli smartphone, che scaricando una semplice app, potevi andare alla ricerca dei Pokemon e in poco tempo si riusciva ad individuarli. Ma anche questa volta, niente. Allo stesso tempo, un cliente del bar sosteneva di averlo visto arrampicato su una pianta di noce che emetteva dei versi simili a quelli di un gallo; altre voci dicevano invece, che nel lago d’Idro esisteva una creatura simile ad un drago con sette teste e con una cresta sul capo. Si trattava di Idra.

E così passavano i giorni, i mesi e le stagioni cambiarono. Come sappiamo, in inverno gli animali compresi i rettili, vanno in letargo.

Con un po’ di sconforto ma non arresi, si rinviava il tutto alla prossima primavera, auspicando che la fortuna ci assistesse per riuscire a catturarlo.


In foto gli aquerelli di Lorenzo Bacchetti dedicati al bes galèl

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