Risparmiatori, attenzione ai «conti dormienti»
Definirlo «conto dormiente» o «denaro dimenticato» non cambia la sostanza della questione. Quel che è certo è che i titolari di fondi non movimentati da almeno 10 anni devono correre ai ripari.

Definirlo «conto dormiente» o «denaro dimenticato» non cambia la sostanza della questione. Quel che è certo è che i titolari di fondi non movimentati da almeno 10 anni devono correre ai ripari, per non assistere impotenti al passaggio dei propri risparmi nelle «tasche» dello Stato. Parrà incredibile a dirsi, ma sembrano siano migliaia questi conti correnti quasi dimenticati in qualche sportello bancario.

È in atto in questi giorni un «censimento finanziario», portato avanti ora dopo ora dalle banche; che hanno tempo fino a domenica 17 febbraio per stendere l’elenco dei conti dormienti facenti capo alla propria agenzia e per avvisare gli intestatari.
Dopo di che l’operazione verrà ripetuta ogni 12 mesi, evitando così il riformarsi di situazioni anomale.

RIATTIVARE I PROPRI FONDI. Per chi è titolare di depositi finanziari non movimentati da almeno 10 anni la corsa contro il tempo scatterà con l’inizio della prossima settimana. Obiettivo: riattivare quei conti dimenticati o, più probabilmente, ereditati (senza saperlo) da qualche parente defunto. Pena il vedere denaro di propria appartenenza andare a costituire un fondo gestito dal Ministero dell’economia, utilizzato per risarcire le vittime dei più famosi scandali finanziari, oltre che per l’assunzione dei lavoratori precari nella pubblica amministrazione. Non sembri strano il meccanismo: accanto infatti a molti che potranno incassare le somme, pare che la maggior parte di questi conti sia intestata a cittadini morti e quindi impossibilitati all’incasso.

BANCHE E CITTADINI. È quanto stabilisce il decreto ministeriale 116 del 22 giugno 2007. Pubblicato sulla Gazzetta ufficiale il 22 agosto 2007, rientra tra le disposizioni previste dalla Finanziaria 2006. E ammonisce: entro il 17 febbraio le banche di tutta Italia dovranno aver passato in rassegna ed individuato i fondi dormienti dei loro clienti. Concretamente, quindi, proprio in queste settimane anche i cittadini bresciani saranno alle prese con comunicazioni bancarie inviate tramite posta ordinaria.
Lettere recapitate nelle abitazioni; raccomandate con ricevuta di ritorno. All’interno, un avviso: «siete titolari di un conto su cui da 10 anni non si registra alcun movimento». Tradotto: «intervenite per salvare il vostro denaro».

SCADENZE INCOMBENTI. Basta poco per riattivare i depositi caduti nel sonno da un decennio. Rispondere alla banca per iscritto oppure effettuare una qualsiasi operazione, anche di pochi centesimi di euro. I movimenti legati agli interessi bancari, infatti, non sono sufficienti per giudicare «attivi» i conti. Ma attenzione, ci sono solo sei mesi di tempo. Agosto 2008 è la seconda scadenza, dopo di che il denaro andrà ad alimentare il fondo dello Stato e il cittadino avrà tempo fino al 2018 per far valere il «diritto di credito», questa volta però nei confronti del Ministero dell’economia. Trascorsi anche questi 10 anni, il suddetto diritto sarà destinato a cadere e tutto sarà perduto.

DESTINAZIONE DEL DENARO. Qui inizia la parte «nobile» dell’operazione. Il denaro raccolto avrà due destinazioni: l’80% della somma totale servirà per risarcire i risparmiatori truffati nei crac finanziari (Parmalat, Cirio e Argentina per citarne alcuni); il 20% per regolarizzare, tramite assunzione, i lavoratori precari della pubblica amministrazione. La procedura di risarcimento, però, non è ancora stata delineata chiaramente: per ora ne esiste solo una bozza, intrisa di burocrazia e restrizioni.

MILIARDI DI EURO. Ad analizzare il fenomeno nella sua generalità, il segretario nazionale di Adiconsum (Associazione difesa consumatori e ambiente), nella persona di Fabio Picciolini. «Se nessun cittadino riattivasse nei prossimi mesi i conti dormienti, la somma totale raccolta dallo Stato si aggirerebbe tra i 10 e i 15 miliardi di euro». Sembrano somme esorbitanti, considerando per l’appunto che si tratta di soldi messi lì e quasi dimenticati. Cifre esatte, in realtà, non ve ne sono. Ma la stessa Banca d’Italia stimava il fenomeno in almeno centinaia di milioni di euro e quindi coinvolgendo decine di migliaia di risparmiatori.

CONTI & PROBLEMI. Ma quali sono i depositi a rischio di «sfratto»? «Non solo semplici conti correnti, ma anche libretti al portatore, polizze assicurative, titoli azionari ed obbligazionari, buoni fruttiferi. In generale, quindi, tutti i depositi bancari e postali», continua Picciolini. Non mancano, però, gli inconvenienti: se la banca non è stata avvisata della morte di un intestatario, è probabile che non possegga l’indirizzo dell’erede. La comunicazione, quindi, potrebbe non arrivare.
Ma niente panico: basta recarsi nella propria filiale e comunicare i nuovi dati a cui inviare informative e circolari.Un monito, quindi, a prestare maggiore attenzione ai propri risparmi.

Anna Veclani
da Giornale di Brescia

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