Per ora in sette ai «Tre Casali»
di Ubaldo Vallini

I profughi richiedenti asilo potrebbero essere utilizzati come mano d'opera nella pulizia di sentieri, strade e spazi pubblici. Il timore che possano arrivarne molti di più

 
Quattro nigeriani, due dal Gambia e un senegalese. Sono arrivati sabato scorso ad Anfo e sono richiedenti asilo politico in attesa che venga loro confermato lo status di rifugiato.
Anche la Valle Sabbia più lontana comincia così a fare i conti con l’esodo africano dalle bibliche dimensioni.

«Ben vengano, abbiamo un solo operaio comunale e molto da fare su un vasto territorio» ci dice il vicesindaco Oscar Zanardi, che solo all’ultimo momento ha saputo della loro presenza, così come avviene ormai quasi ovunque in provincia.

Poi aggiunge, esprimendo una preoccupazione che è di tutti i suoi concittadini: «L’importante è che non ne arrivino altri, riusciamo a gestire una decina di persone al massimo, non una di più».

Non sarà così e tutto lascia pensare che questo primo nucleo di rifugiati sia solo l’avanguardia.
I sette, infatti, hanno preso alloggio nel residence “Tre Casali”, agglomerato di casette appoggiate alle pendici della cima Valcaelli, fra la Rocca d’Anfo e Sant’Antonio: invidiabile vista sul lago e attualmente disabitate.

Gli alloggi lì sono 22, capaci di ospitare una cinquantina di persone e la società Sveta li ha affittati tutti quanti.
«Ci hanno promesso la visita di un viceprefetto per questo giovedì, abbiamo bisogno di capire, temiamo che Anfo non possa sopportare tale impatto di presenze, se il Tre Casali dovesse essere utilizzato a pieno ritmo» aggiunge Zanardi.

I conti dell’inquietudine sono presto fatti: ad Anfo ci sono 490 abitanti e i cittadini extracomunitari sono già 51 (21 maschi e 30 femmine, compresi un bel numero di bambini), circa l’11% dunque.
Aggiungere cinquanta persone in attesa dello status di rifugiato significa raddoppiarne la presenza.

Al Tre Casali, una manciata di chilometri dal paese, insieme ai sette ragazzi tutti impegnati in opere di pulizia, incontriamo Andrea della cooperativa “Un sole per tutti”, che ha il compito di gestire queste persone.
Quanti profughi debbano ancora arrivare e quando, oppure quanto potrebbero rimanere, Andrea non ce lo dice.

Ci dice però che nessuno ha intenzione di farli restare con le mani in mano a coltivare la noia.
I progetti sarebbero già pronti: «C’è un sentiero che da qui arriva a Bagolino che è da sistemare; c’è l’area della Rocca che è immensa; a volte è necessario spalare la neve per le strade...» e va avanti snocciolando attività.

«Siamo anche in collegamento con un consorzio di apicoltori bolognesi insieme ai quali vorremmo dare il via ad un progetto targato Unhcr che potremmo definire di economia etica e solidale a chilometro zero» aggiunge. 

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