La colpa e il maleducato
di Dru

Ubaldo mi stimola a parlare di queste due figure del pensiero. La colpa comprende la libertà, senza libertà non c'é colpa

 
Gli antichi dicevano: Ducunt volentem fata, nolentem trahunt che significa più o meno così: il fato trae i suoi e trascina chi non lo vuole.
 
Questo verso di Seneca afferma appunto che della forza della legge (del fato) in fondo si deve temere, in quanto in ultimo è invincibile, che nessuno e niente può vincere.
 
Ancora più antico pensiero, ma con un'intima relazione logica a Seneca, è il versetto 516 del "Prometeo incatenato" di Eschilo, dove emerge come il vero carattere eroico di Prometeo non stia tanto nel fatto di aver sottratto il fuoco, quindi la téchne, agli dei per donarlo agli uomini, quanto nell’aver compreso la potenza invincibile della necessità e quindi il carattere illusorio delle promesse della tecnica: "L’arte (téchne)è troppo più debole del fato (anánche)".
 
In queste poche cose ho voluto sottolineare le due voci contrapposte di libertà e di necessità.
 
All'interno di questi due pensieri altissimi nella sua formazione si affacciano due presupposti del pensiero che guidano i pensieri e le affermazioni qui: che gli uomini sono guidati da forze per lui invincibili e che nella guida di queste forze (la natura, l'educazione, la società, le leggi, ecc...) sono in qualche modo liberi di credersi liberi, ma in ultimo non lo sono veramente liberi.
 
Ora, la colpa sussiste in quanto si presume una responsabilità, senza responsabilità niente colpa.
 
La responsabilità nasce sul presupposto della libertà personale.
 
La libertà personale cosa è?
 
La libertà personale è la possibilità personale di compiere certe cose che per sé ed in sé non sono compiute, in principio quella tecnica che Eschilo dice essere troppo più debole della necessità ne è forma essenziale.
 
Si è responsabili personalmente di un'azione in quanto si crede che il compimento di quell'intenzione, che è presupposto di ogni azione personale, risulti libera proprio dalla necessità, il fato (la natura, l'educazione, la società, le leggi, ecc...) che risulta in Eschilo tanto più potente, come in Seneca.
 
Se la persona che compie un'azione non fosse libera di compierla, per qualsiasi motivo riguardante il fato appunto (la natura, l'educazione, la società, le leggi, ecc...), cioè la necessità di compierla, nessuna colpa le potrebbe esser imputata, in quanto la stessa sarebbe costretta nel compierla da forze superiori ed invincibili ed avverse se non complementari alla volontà personale.
 
È la libertà, dunque, che produce la colpa.
 
Se la persona non è vincolata per necessità al compimento di azioni riprovevoli, che lo sono in quanto appunto libera di compierle, allora non ha alcuna responsabilità personale, o la responsabilità personale si riduce proporzionalmente al fato (la natura, l'educazione, la società, le leggi, ecc...).
 
Questo successo della libertà, che produce le responsabilità, nasce appunto sul presupposto che si è liberi di compiere azioni che saremmo stati liberi di non compiere.
 
La maleducazione, o il maleducato di turno, è su questo punto che si misura. 
 
Se il maleducato è stato educato male o maleducato (formato male) alla vita, che colpe può avere sulla conduzione stessa di quella? La sua forma dipende necessariamente dalle forze invincibili sopraddette. Le colpe ricadranno inevitabilmente, necessariamente, su chi liberamente ha abusato dell'educazione di quello, che se fosse stato educato alla vita non avrebbe, alla stessa maniera, compiuto.
 
Comunque male o bene, le due forze non dipenderebbero da esso, sicché la colpa non potrebbe cadergli addosso, e si creerebbero le cosiddette attenuanti.
 
Il maleducato che non ha colpe come potrebbe mai esserlo? 
 
Ecco dunque Ubaldo che la condanna della maleducazione non ricade sulla formazione del maleducato, ma sulla responsabilità personale, che nasce sul presupposto della libertà di quest'ultima di esercitarsi indipendentemente (non dipendentemente, perché la dipendenza produce l'attenuante sul presupposto soprattutto di Seneca ed Eschilo) dalla sua formazione.
 
Siamo liberi (anche dalla formazione) e dunque siamo maleducati od educati.
 
E siamo colpevoli in quanto siamo liberi.
 
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