Canto d'amore... e di dolore
di Giuseppe Biati

Gioie e dolori, abbinamento coniato per le donne, ma anche per i motori. Come quelli rombanti che per un'intera domenica hanno tediato Giuseppe Biati, perticarolo vero, uomo di scuola e di profonda cultura. Che ci ha scritto


 Egregio Sig. Direttore,
le chiedo un piccolo spazio per una mia (e anche di tanti altri), forse errata, percezione su come le nostre bellezze paesaggistiche diventano inappropriati luoghi di svago.

Con questa mia non voglio aprire controversie che hanno il tempo della fatuità: mi resta però l’”ironia e la pietà”, come direbbe un nostro grande politico orceano, seppure per altri contesti.
Le espongo il fatto increscioso e poi rilancio!

Nella giornata di domenica, 7 settembre 2016, parte del sentiero della Resistenza ''Emiliano Rinaldini e Fabio Pelizzari", in Pertica Alta, è stato trasformato in un percorso di gara per scatenati enduro! 
Questo in totale spregio alle nostre memorie, al nostro territorio, alle elementari regole del rispetto della natura! 

Delle brevi  considerazioni!
Non mi pare difficile capire che non si possono avanzare da parte dei vari Motoclub, in territori che dovrebbero essere protetti (poi spiego perché), richieste di gare nei boschi e sui sentieri montani!
Non mi pare difficile capire che da parte delle Amministrazioni comunali non si debbano rilasciare autorizzazioni di tali gare che vanno contro la tutela del territorio, in favore di un selvaggio e irresponsabile scempio! 
Se le locali amministrazioni intendono promuovere il turismo in tal modo, questa è la formula sbagliata! 

È una questione di conoscenza e di cultura!
Animali e fiori nella Pertica, ai piedi della Corna Blacca, rappresentano una endiadi di rara importanza faunistica e floristica!
Le fessure di queste luminose pareti, sopra le calcaree praterie di Pian del Bene, di Frondine, di Campo Nasso, della Valsorda, ma anche in Passello, sui Dossi, nella Serra, ecc., custodiscono un naturalistico tesoro di rara ed endemica flora alpina insubrica. 

Il verde della sesleria e della carice sempreverde è alternato alla macchia di scuri e ricurvi pini mughi; qua e là spiccano le bianche fioriture della pulsatilla alpina, dell’anemone a fior di narciso, della meno vistosa carice del Monte Baldo, il turchese della genziana di clusi e il gracile giallo della biscutella.

Nelle piccole e aride spaccature di bianca roccia, occhieggia il raponzolo , il candido ranuncolo bilobato, la dafne delle rupi e il giallo intenso della primula orecchio d’orso, l’orchidea sambucina, la rarissima silene d’Elisabetta e l’elegante aquilegia di Einsele.

Alle pendici della grande Corna, l’avvistamento improvviso, tra le faggete, di un capriolo è un evento decisamente eccezionale, ma non raro, soprattutto in autunno, quando le sue agile gambe escono dal bosco in cerca di cibo o nelle velocissime e imprevedibili corse lungo gli scoscesi pendii prima dell’accoppiamento.

Natura frescamente intatta, vigilata dall’alto dall’occhio interessato e pronto dei vari rapaci, dal basso percorsa di giorno e di notte, a seconda delle abitudini, da volpi e lepri, donnole e martore, tassi, faine, ghiri e scoiattoli; rifugio di pernici, coturnici, galli cedroni, fagiani, francolini di monte, ecc.; luogo di nidificazione di ogni specie di volatile, a volte  o spesso destinati all’antico e collettivo rito dello spiedo.

Questo primo passaggio tematico è visto nell’incontro tra vari elementi naturali, nel rilancio di una tutela e salvaguardia di questo territorio, dove anche il patrimoni artistico è stato man mano reso vivo dai contenuti della scuola dell’estetico sapere e della connessa trasmissione degli antichi valori.

Perché  la Val Pertica non soffre il digiuno artistico, sia architettonico che pittorico e ligneo: tutt’altro!
E’ testimone di una ricca e vivace scuola barocca, sia per l’abbondante materia prima (ferro, pietra, legno, ecc.), ma soprattutto per l’ingegno di quegli “uomini ordinariamente sottili, pieni di industria e di vigore” (Ottavio Rossi, 1693), che hanno portato il nobile patriziato locale  e la facoltosa borghesia alle artistiche committenze per abbellire, decorare, arricchire dimore e piazze, chiese e palazzi, canoniche e municipi.

Qui una numerosissima schiera di artisti ha fatto trionfare l’arte visiva
, materica, che stupisce prima ed emoziona nel contempo: dalle cinquecentesche  Vergini, dai volti dolcemente materni, ai floreali trionfi e ai tripudi dei putti delle ricche soase barocche dei Pialorsi di Levrange, dei Bonomi di Avenone, dei Ginamni di Livemmo e Ebenestelli di Vestone, dei Bertoli di Prato, dei Prandini di Nozza ed altri ancora, come il trentino Baldassar Vecchi.
Il tutto in ben 22 chiese da custodire, visitare e mantenere!

In queste contrade sono sorte le “botteghe d’arte”, autentiche scuole di intaglio ligneo.
E dove vi era una bottega vi era un “maestro d’arte”, con alunni e discepoli tesi ad apprendere, a crescere nell’espressività, nel gusto, nella tecnica, nella capacità interpretativa di un mondo esteriore, spesso rappresentativo di un ricco mondo interiore.

Questa è anche la Pertica!

E non merita il pesante e insulso sfregio ambientale infertole in una infausta domenica settembrina!
Con doverosa stima

Giuseppe Biati
 
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Grazie professore del canto rivolto alla montagna della Pertica: gustoso, da metter da parte.
Quanto alla rimostranza, più che legittima, speriamo almeno che i sentieri martoriati dalle gomme tassellate delle moto da enduro siano stati poi rimessi in ordine.

 
 
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