Fra furbizie ed ingenuità
di Carlo De Paoli

Ospitiamo volentieri sulle nostre pagine i consigli del dottor Carlo De Paoli, farmacista a Villanuova sul Clisi. A pochi giorni dalla chiusura delle Olimpiadi di Rio, il tema è quello assai discusso e molto delicato del doping

 
Alla vigilia di queste Olimpiadi di Rio 2016, da poco concluse, si è sentito molto parlare di un tema delicato quale è quello del doping: dalla squadra russa, prima esclusa poi ammessa con riserva, al marciatore altoatesino Alex Schwazer, sulle cui vicende si è discusso molto e sulle quali non è mia intenzione dilungarmi.

Ciò da cui vorrei prendere spunto invece riguarda vicende come quella della velista Roberta Caputo o della pallavolista di Beach volley Viktoria Orsi Toth.
Entrambe sono risultate positive al Clostebol metabolita, un derivato del Clostebol, steroide anabolizzante simile al testosterone.

In entrambi i casi le atlete hanno dichiarato di aver utilizzato il Trofodermin, una pomata utilizzata per favorire la cicatrizzazione cutanea; entrambe le atlete erano ignare che il principio attivo contenuto rientrasse tra quelli dell’elenco dei farmaci considerati dopanti.

I casi di doping più eclatanti degli ultimi anni ci hanno fatto perdere fiducia e credibilità verso certi sport e verso quelli che erano i nostri campioni. Per scagionarsi dalle accuse di doping e per uscirne quantomeno puliti eticamente certi atleti hanno addotto cause quantomeno discutibili, come l’aver mangiato un eccesso di carne contaminata da ormoni.

Si rischia così che atleti incappati nell’errore per pura ingenuità vengano trattati alla stessa stregua di atleti disonesti.

Nel caso della velista mi sento sicuro di credere alla buona fede dell’atleta per una serie di motivazioni, tra cui il fatto che nella disciplina 470 femminile il ruolo di timoniere, quello assunto dalla Caputo, non richiede sforzi fisici tali da giustificare l’utilizzo di sostanze anabolizzanti per migliorare la prestazione.

Trattasi dunque di grave ingenuità, come riferisce l’atleta stessa, che aveva chiesto semplicemente alla madre di comprarle in farmacia una crema per togliere i segni lasciati dai brufoli.
La crema in questione, il trofodermin, non richiede ricetta medica e può quindi essere acquistata in farmacia senza problemi da chiunque.

Una leggerezza del genere è costata cara all’atleta: quattro anni di sacrifici, di allenamenti e regate gettati al vento per una sciocchezza.
I cosiddetti casi di doping involontario rappresentano una considerevole quota dei casi di positività ai test antidoping, sono diverse infatti le sostanze proibite che sono normali componenti di certi farmaci in commercio.
Un esempio sono i preparati utilizzati contro il raffreddore e l'influenza, colliri, farmaci contro la tosse e altri.

E’ necessario ogni volta che si assume un farmaco occasionalmente o continuamente per malattia controllare sempre la composizione, la scheda informativa, e la presenza o meno del bollino "doping" che segnala la presenza di una sostanza che può dare positività a un controllo.

Bisogna poi segnalare al medico di famiglia e al farmacista che si pratica sport a livello agonistico e che si può essere sottoposti a controllo antidoping in qualsiasi momento dell'anno.

Molti integratori alimentari o integratori per l'attività sportiva, anche se "autorizzati" o "notificati" dal Ministero della Sanità, possono contenere occasionalmente sostanze dopanti; Infatti, per immettere sul mercato un integratore non c'è bisogno di alcuna autorizzazione; è sufficiente una semplice autocertificazione della composizione inviata al ministero competente.

Studi recenti dimostrano che una certa percentuale di integratori alimentari, soprattutto provenienti da territori extracomunitari, contenenti vitamine e sali minerali, risulta contaminata dalla presenza di ormoni steroidei androgeni anabolizzanti.
Questo gravissimo fatto viene denunciato da un’ampia letteratura scientifica e può essere dovuto a una volontaria manipolazione del prodotto o alla mancanza di un adeguato controllo di qualità dello stesso.

In paesi come gli USA la contaminazione è un fenomeno piuttosto diffuso, poiché la maggior parte delle aziende nello stesso stabilimento produce sia farmaci che integratori; c’è quindi il rischio che la filiera di produzione del prodotto, a causa della mancanza di pulizia della catena di produzione possa causare la contaminazione.
La concentrazione di ormone anabolico presente può essere sufficiente a causare positività al test antidoping.

Per ridurre al minimo il rischio è consigliabile non acquistare prodotti da mercati "paralleli", ad esempio su internet, e non assumere prodotti solo perchè pubblicizzati o promozionati, ma è consigliabile sempre rivolgersi ai propri medici o farmacisti di fiducia.

dott. Carlo De Paoli
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