Inchiesta Carife, perquisizioni anche in Valsabbina
di Redazione

Sotto accusa l'acquisto nel 2011 di 470 milioni di azioni. «Normale attività bancaria» dicono nella sede bresciana dell'istituto, e spiegano cosa è successo



C'è anche Banca Valsabbina tra i quattro istituti di credito perquisiti ieri mattina dai militari del nucleo di Polizia tributaria nell'ambito dell'inchiesta sull'aumento di capitale del 2011 della Cassa di Risparmio di Ferrara.

Si tratta di uno dei tronconi dell'inchiesta aperta dalla Procura di Ferrara sui fatti che hanno portato al «crack» Carife e che, ricordiamo, avevano preceduto il decreto «salva banche» che aveva messo la banca ferrarese in risoluzione assieme a CariChieti, Banca Marche e Banca Etruria. L'indagine in questione è legata all'aumento di capitale realizzato nel 2011 da Carife per un valore 150 milioni di euro.
Perquisizioni sono state effettuate ieri anche nelle sedi di Banca Popolare di Bari, Banca Popolare di Cividale e Cassa di Risparmio di Cesena.

L'episodio contestato.
Dalle indagini è emersa l'esistenza di una reciproca sottoscrizione di azioni tra Carife da un lato e i 4 istituti di credito che sarebbero intervenuti nell'operazione di aumento di capitale nella misura di oltre 22,8 milioni.

La reciproca sottoscrizione di azioni è vietata dal codice (ex art. 2632 ce.) e si verifica quando una società sottoscrive o acquista azioni appartenenti ad altra società la quale è contemporaneamente socia della prima società.
Il capitale sociale così formato non corrisponde al patrimonio effettivo della banca.

Tra i reati contestati all'interno dell'indagine, oltre all'aggiottaggio, la formazione fittizia di capitale richiamata dalla legge fallimentare, fino alla bancarotta.

Il coinvolgimento.

Banca Valsabbina partecipò a quell'aumento di capitale acquistando 470mila titoli Carife (l'acquisto viene segnato a bilancio come investimento durevole) per un valore vicino ai 10 milioni di euro.

Allo stesso tempo Carife ha acquistato in varie tranche azioni della Valsabbina per un valore di 9,9 milioni. «Non ci sono state operazioni anomale - precisano dall'istituto bresciano -. Si tratta di normali rapporti tra banche. Quelle azioni sono già state svalutate, nessuna ripercussione sulla solidità della banca». Proprio in quegli anni la Valsabbina aveva concluso con Carife l'acquisizione dei 7 sportelli di Verona del Credito Veronese spa (banca fondata da Carife nel 2003).

I 10 milioni di euro delle azioni Carife sono stati svalutati nel tempo e nel bilancio al 31 dicembre 2015 figurano a valore «zero».
La svalutazione è stata graduale: nel 2012 erano valorizzati 9,4 milioni; nel bilancio 2013 a 4,3 milioni; nel 2014 a 1,5 milioni.
Gli atti della Procura di Ferrara sono stati notificati al presidente di Valsabbina, Ezio Soardi, e anche agli altri tre rappresentanti delle banche coinvolte nell'indagine.

dal Giornale di Brescia - Roberto Ragazzi


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