Marta Boneschi e i garibaldini della Valle Sabbia
di Giancarlo Marchesi

Per la serie delle proposte sul 150° della Battaglia di Monte Suello, ha avuto luogo nei giorni scorsi a Bagolino un interessante incontro con la scrittrice Marta Boneschi



Non vi è dubbio che le tre guerre del nostro Risorgimento – 1848, 1859, 1866 – abbiano lasciato nelle valli Sabbia e Giudicarie memorie durature.
Molte di queste sono state consegnate ai monumenti che punteggiano le nostre terre: lapidi, cippi, ossari sono i segni  distintivi di molte realtà lungo il corso del fiume Chiese e dei suoi affluenti.

Le memorie più ricche di significati,
perché legate alla vita dei protagonisti delle vicende risorgimentali, sono tuttavia quelle che si possono rintracciare negli scritti, nei diari, nelle memorie, nei racconti che gli uomini di quel tempo vollero tramandare alle generazioni future.
L’insieme di quella memorialistica, a distanza di lunghi decenni dagli eventi, consente di rivivere quei giorni che portarono alla nascita dell’Italia moderna.

Alle vicende risorgimentali, la scrittrice milanese Marta Boneschi, che vanta un profondo lungo legame con la Valle Sabbia, terra d’origine di sua madre, ha dedicato la sua ultima fatica: “Gente di città e gente di montagna. Storie di volontari e valligiani nelle campagne risorgimentali” (Ledizioni, 2016, pp. 240), presentata nei giorni scorsi a Bagolino, nell’ambito delle iniziative predisposte dal Comitato per il 150° anniversario della battaglia di Monte Suello, presieduto da Alfredo Bonomi, sotto l’egida della Comunità Montana di Valle Sabbia.

Nella scia di altri suoi saggi, Marta Boneschi ha raccontato «le storie della storia risorgimentale».
Da attenta «cronista del passato» ha letto i rivolgimenti ottocenteschi attraverso i diari, le memorie, le cronache, la corrispondenza dei protagonisti di quella epopea.

In questa ricerca, come in altri lavori di Marta, la «memoria» familiare si è sapientemente intrecciata con la storia d’Italia, perché non è un caso che, tra la documentazione valorizzata e studiata dalla scrittrice, vi siano le lettere di Leone Paladini – un suo avo - che nel 1848 giunse assieme ad altri giovani in Valle Sabbia, con il desiderio di cancellare il confine di stato tra Lombardia e Trentino, cullando la fusione degli italiani.

Marta Boneschi sostiene con la forza della documentazione che
, nei decenni risorgimentali, la Valle Sabbia divenne un «laboratorio» dove si posero le basi dell’Italia contemporanea.: nel 1866 il ceto dirigente locale è percorso dall’entusiasmo, non a caso il contributo alla causa italiana da parte delle élite è decisivo: «i Riccobelli, i Guarnieri, i Benini – ricorda Marta Boneschi – si mettono in gioco e partecipano alla campagna garibaldina, perché si sentono parte integrante di un “mondo nuovo”, nel quale ognuno poteva prendere in mano il proprio destino».

Dal volume di Marta Boneschi
emerge che i notabili valligiani trovarono l’orgoglio di far parte di una comunità nazionale giovane e proiettata verso il futuro: la gente di montagna si confronta con la gente di città – studenti, artigiani, medici, infermieri e militari di carriera – e scopre nuovi modi di pensare, nuove opportunità entrando in contatto con personalità come Giambattista Pirelli, Agostino Bertani, Arrigo Boito.
«Da questi preziosi incontri – evidenzia Marta Boneschi – è nata quella particolare “reazione chimica” che ha formato gli italiani moderni».

Giancarlo Marchesi
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