La trappola è scattata a Vestone
di Ubaldo Vallini

Le segnalazioni dei cittadini, come briciole di pane, hanno portato i carabinieri/Pollicino sulle tracce dei malfattori e poi nella villetta di Vestone dove sono stati bloccati.

“Non potevamo crederci. Quando ci hanno chiamati i vicini di casa per chiederci cosa stesse accadendo ci pareva impossibile. Siamo stati via solo un’ora, il tempo di una pizza e quello per andare a prendere il bambino dalla nonna, che non stava bene, e quelli erano già entrati in casa nostra e avevano rovistato dappertutto”.
Nelle parole “a caldo” di Daniela la stessa sensazione di smarrimento che provano tutte le vittime di furti in casa, quando va bene che non si trasformano in rapine. Questa volta è andata meglio: li hanno presi.

E’ di Daniela, infatti, la casa nella quale i carabinieri della Compagnia di Salò, coordinati dal capitano Pietro d’Imperio, sono riusciti a porre fine alla scorribanda di tre albanesi cominciata a Soiano del lago e perpetrata fino a Vestone, in quella villetta a schiera di via Ottorino Garosio.
“Sono entrati in casa dalla finestra di dietro e dalla porta sul giardino per rovistare in taverna – aggiunge la donna -. Ce l’avevano proprio con noi, l’avevo detto io a mio marito qualche settimana fa che avevo sentito degli strani rumori, e poi c’era il cane della nostra vicina che abbaiava e lo fa solo quando ci sono estranei in giro”.

L’opinione del maresciallo è diversa: “Ma no, ma no, che c’entra che ce l’avevano proprio con voi. Fanno così: se la casa gli pare vuota suonano al campanello e se nessuno risponde entrano tranquilli. Qua dentro non ci sono stati più di cinque minuti ed erano già pronti per andarsene via. Un’operazione che in due ore avevano già fatto altre sei volte e percorrendo un sacco di chilometri. Vanno a caso”.
Due dentro a far passare i cassetti cercando soprattutto soldi, cellulari, oro, orologi e pc portatili. Il “palo” è rimasto fuori ed è stato l’unico, quando i carabinieri sono piombati dentro in venti, a riuscire a darsela a gambe.

Ve li immaginate venti carabinieri con due rapinatori? “Ci sono stati un po’ di tafferugli e li abbiamo bloccati” ci dice il giovane capitano salodiano glissando sui particolari. Noi non glie ne chiediamo conto, ma se una bella “calcatina” a quei due è arrivata sappiamo che se la sono meritata.
Anche perchè c’è il rischio che sia l’unica vera punizione che alla fine rimedieranno. Hai voglia di parlare di furto aggravato, detenzione abusiva darmi, furto d’armi, possesso di attrezzi atti allo scasso, ricettazione per l’auto rubata e anche associazione a delinquere.
Lo sappiamo che fra due o tre mesi potremmo trovarli nuovamente a spasso quei due. Con un decreto di espulsione, ma liberi come uccelli di bosco.

Il capitano però insiste: “No no. Questi qui restano dentro un bel pezzo – assicura rivolto ai giornalisti – e voi ditelo e scrivetelo per favore, che siamo riusciti a prenderli perchè abbiamo potenziato il controllo del territorio ricorrendo alle operazioni coordinate, ma anche e soprattutto grazie alle puntuali segnalazioni dei cittadini”.
Vero. Il “la” all’operazione lo ha dato una precisa indicazione da parte di un uomo di Padenghe. Poi le telefonate dei vicini di casa della abitazioni che a partire dalle cinque e mezza del pomeriggio i tre hanno preso a “visitare”.
Segnalazioni che come briciole di pane hanno portato i carabinieri/Pollicino ad intercettare la grossa Volvo rubata in quel di Sabbio Chiese e poi a circondare la villetta di Vestone per l’operazione finale.
Dispiace per chi ha subito i furti, però sarebbe bello che finisse sempre così.
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