I casati, fra Garda e Valle Sabbia
di Giancarlo Marchesi

Nel volume «Araldica benacense e valsabbina», tutto l'attaccamento alla storia delle proprie comunità e la forte passione per la disciplina araldica del vorbanese Enrico Stefani


L’attaccamento alla storia delle proprie comunità e la forte passione per la disciplina araldica hanno spinto il vorbanese Enrico Stefani a dedicarsi ad un impegnativo lavoro di ricerca che è stato condensato nel volume «Araldica benacense e valsabbina», pubblicato dalla casa editrice Liberedizioni (2016, 230 pp.).

La ricerca, che raccoglie un lavoro «sul campo» durato oltre un decennio, è stata presentata nei giorni scorsi nella suggestiva cornice della sala dei provveditori del municipio di Salò, alla presenza delle autorità locali e di un nutrito pubblico.

Il compito di presentare il pregevole lavoro è stato assunto da Giovanni Pelizzari, storico della riviera e socio dell’Ateneo di Salò. Introducendo l’opera, lo studioso salodiano ha evidenziato come nei territori gardesani e sabbini «governava un ceto borghese costituito da mercanti, imprenditori, finanzieri e soprattutto, da possidenti terrieri che poco avevano a che spartire con le famiglie nobili che guidavano le città e le provincie della Terraferma veneta», e ha sottolineato che nella Riviera il ceto borghese poteva disporre di un contesto territoriale segnato da una elevata mobilità sociale, poiché la ricchezza di muoveva con estrema facilità.

All’interno di queste considerazioni di carattere storico s’inserisce il percorso di ricerca di Enrico Stefani che ha – nella maggior parte dei casi – indagato blasoni di famiglie del ceto borghese, le quali miravano a distinguersi dai nuclei dei ceti inferiori anche dotandosi di uno stemma, segno distintivo che simboleggiava in concreto il raggiungimento di particolari status sociali ed economici.

In appendice al volume sono riprodotti, su elaborazione grafica dello stesso Stefani, ben 260 stemmi di casate gardesane e valsabbini, lungo un territorio che si snoda dall’alta Valsabbia al Basso Garda, un terzo dei quali mai segnalati prima all’attenzione di studiosi d’araldica e cultori di storia locale, oppure che presentano varianti di vario tipo rispetto ai blasoni sino ad ora noti.

La parte prettamente araldica del volume è preceduta da un corredo di schede dedicato a ciascuna delle famiglie prese in esame.
Non manca poi una sezione riservata ai blasoni non identificati, vale a dire quelli ai quali Stefani non ha potuto assegnare con certezza un casato.
Proprio questa parte del volume fa presagire che vi saranno ulteriori, futuri sviluppi nella meritevole ricerca araldica nelle terre del Benaco e della Valle Sabbia.

Giancarlo Marchesi

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