Il museo della città: Santa Giulia a Brescia
di Vittoria Pasini

Noi bresciani, ma soprattutto noi ex studenti delle scuole della provincia, sappiamo che una bella gita (con zainetto e pranzo al sacco ovviamente) al Museo di Santa Giulia è d’obbligo


Io mi ricordo bene quel giorno di circa quindici anni fa e mi ricordo, in particolar modo, di essere rimasta molto impressionata dalla figura di Ermengarda, la principessa longobarda che rappresenta da un lato la devozione e la pienezza della passione femminile e dall’altro la sconfitta dell’amore davanti alla ragion di stato.

Immersa ancor oggi in una sorta di aurea leggendaria, la donna, figlia di Desiderio, ultimo re dei Longobardi, venne data in sposa a Carlo Magno (770 d.C.), per rinsaldare l’amicizia con il popolo dei Franchi nel momento di massima precarietà del regno.

Ripudiata dal re carolingio nel 771 d.C. col pretesto di non riuscire a dargli un erede, si sarebbe rifugiata a Brescia, nel monastero femminile, fondato per volontà di re Desiderio e della moglie Ansa, dove sarebbe spirata, dopo aver appreso delle nuove nozze di Carlo con la sveva Ildegarda, per venire poi sepolta fra le mura del convento.

Luogo di memorie storiche stratificate nel corso dei secoli e fonte continua di sorprendenti scoperte, il complesso monastico fondato nel 753 d.C. da re Desiderio è oggi un intreccio di epoche diverse: edificato su un’area già occupata in età romana da importanti Domus, comprende la basilica longobarda di San Salvatore e la sua cripta, l’oratorio romanico di Santa Maria in Solario, il Coro delle Monache, la cinquecentesca chiesa di Santa Giulia e i chiostri.

Possiamo andar fieri del fatto che il “Santa Giulia” è uno dei pochi esempi in Italia di “museo della città”, poiché riassume in sé la storia della città di Brescia, dall’età preistorica fino ai giorni nostri.
E’ unico in Italia e in Europa per concezione espositiva e per sede e consente di intraprendere un viaggio attraverso la storia, l’arte e la spiritualità bresciane, in un’area totale di circa 14.000 mila metri quadrati.

L’elemento che rende così speciale il nostro museo è proprio lo stretto legame fra “contenitore” ed oggetti contenuti, che ammontano ad un numero di circa 11.000 e che comprendono reperti celtici, busti e ritratti romani, testimonianze longobarde, come la famosa Croce di re Desiderio, affreschi, collezioni d’ arte applicata e manufatti medioevali.
Inoltre, dal 2011 è entrato a far parte della Lista del Patrimonio Mondiale dell’Unesco, come “I Longobardi in Italia. I luoghi del potere (568-774 d.C.)”.

Direi che possiamo vantarci del nostro scrigno bresciano, sperando vivamente che si organizzino ancora quelle gite scolastiche così spensierate, alla scoperta della nostra avvincente storia.


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