Omicidio di Serle, per il pm è volontario
di Redazione

La Procura di Brescia ha chiuso l’inchiesta e si appresta a chiedere il rinvio a giudizio per l’omicidio del ragazzo albanese sorpreso a rubare nella casa del fratello dell’indagato


Omicidio volontario. È questa l’imputazione che il pm Francesco Piantoni si appresta a chiedere, a conclusione dell’inchiesta sulla morte di Eduard Ndoj, l’albanese che venne ucciso da un colpo di fucile a Serle il 14 dicembre 2013. A sparare fu Mirko Franzoni, 31enne meccanico residente in paese. La stessa accusa che venne formulata sin dalle fasi iniziali dell’inchiesta, quando Franzoni venne arrestato. Nei giorni successivi arrivò la scarcerazione da parte del gip.

Le indagini compiute in questi 30 mesi non hanno portato cambiamenti nell'impianto accusatorio. Per l'accusa l'autoriparatore serlese attese il malvivente all'uscita dal bosco e gli sparò non appena lo ebbe a distanza di sicurezza. Franzoni, assistito dall'avvocato Gianfranco Abate, si è sempre difeso sostenendo di aver agito per legittima difesa. Di aver premuto il grilletto quando si è trovato a tu per tu con l'uomo che aveva rubato in casa del fratello e di aver inavvertitamente sparato  appena questi, prendendo l'arma per la canna, ha cercato di strappargliela dalle mani.

La procura dispose una perizia balistica che non è riuscita a dirimere la questione, soprattutto con riferimento alla distanza dello sparo. Gli esperti del Ris ritenevano che tra la bocca del fucile e la vittima c'erano tra i 75 e i 150 centimetri, una distanza compatibile con la versione dell'indagato. Versione accreditata dal ritrovamento tra le mani della vittima di un brandello di tessuto compatibile con quello del fodero del suo fucile.

Anche l’autopsia stabilì che il colpo venne esploso da posizione ravvicinata stando alle dimensioni del foro tra il petto e la spalla sinistra delle vittima. Ora il difensore di Franzoni avrà 20 giorni di tempo per presentare memoria scritta o far interrogare il suo assistito.
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