«Congelato» il progetto della Fassa Bortolo
Ieri la VI Commissione regionale ha valutato la richiesta della «Fassa Bortolo» di variazione degli ambiti estrattivi di due cave tra Gavardo, Prevalle e Paitone. Per ora rimane tutto fermo.

La richiesta di variazione degli ambiti estrattivi di due cave tra Gavardo, Prevalle e Paitone, ovvero quelle che si riferiscono agli Ambiti territoriali estrattivi numero 9 e numero 24, resta per ora congelata. La richiesta era stata presentata dalla ditta proprietaria di entrambi i siti, la Fassa Bortolo di Treviso, intenzionata ad ampliare i due perimetri per consentire l'installazione di un «collegamento tecnologico», un nastro trasportatore per convogliare il materiale scavato a Gavardo (Ate 9) verso il frantoio di Prevalle-Paitone (Ate 24).
In pratica il nastro trasportatore attraverserebbe il monte Budellone, facendo temere ai Comuni la successiva fusione dei bacini estrattivi: un collegamento devastante dal punto di vista ambientale.

Lla VI Commissione regionale ha ascoltato ieri le ragioni di tutti i soggetti chiamati in causa, ma non ha dato risposte. Il risultato non sorprende, considerato che l'istituzione non ha potere decisionale, ma soltanto una funzione consiliare. Nonostante ciò i timori di Prevalle e Gavardo (e forse anche quelli di Paitone, ammesso che il terzo Comune coinvolto ne abbia, dato che ieri non era presente) possono finire per ora in quarantena, perché il presidente della commissione Stefano Maullu ha specificato che il progetto del nastro non è di competenza dell'ente da lui guidato, ma dovrebbe essere discusso fra la Fassa Bortolo e i Comuni. Insomma, la valutazione dei commissari avrebbe valore solo se ci fosse una richiesta di ampliamento effettivo, per estrarre più materiale.
«Pare che a queste condizioni non ci sia la disponibilità a modificare il Piano cave» dicono in coro Luca Massardi, sindaco di Prevalle, e Aldo Micheli, assessore all'Ambiente di Gavardo.

«In sostanza comunque nessuno si è espresso ufficialmente - confermano i due -: il parere verrà formalmente comunicato più avanti».
«Di positivo c'è che almeno abbiamo potuto spiegare le nostre numerose perplessità» continua Micheli. I dubbi in effetti sono molti e non riguardano solo l'eventuale danno ecologico. La paura infatti è anche per il «Buco del Frate», cavità carsica ad elevato valore scientifico situata a poche decine di metri dall'Ate 24. «La ditta ha garantito che non vuole scavare più di quanto consentito attualmente - conclude l’assessore - e che, rispetto alla prima idea di collegamento tecnologico presentata in passato a Prevalle, sta valutando soluzioni di minore impatto. Non ci sono però ulteriori dettagli sul progetto».
In ogni caso la decisione definitiva spetterà alla Giunta del Pirellone, come prevede la legge regionale 14/98. Proprio quella di cui Prevalle sta chiedendo con forza una sostanziale modifica, volta a dare agli enti locali un ruolo primario nell'elaborazione dei Piani cave, attualmente redatti dalle Province (quella di Brescia ieri non era convocata) su indicazione della Regione.

Ieri intanto Osvaldo Squassina, consigliere regionale bresciano di Rifondazione, ha fatto sapere che «la posizione del Partito di Rifondazione comunista rimane di netta contrarietà» riguardo all’unificazione dei due ambiti estrattivi del Budellone e l’installazione del nastro trasportatore. «Il piano regionale - ricorda Squassina - non ha tenuto separate le due cave a caso; oltretutto tra le due esiste un monumento naturale di valore inestimabile. L’unificazione infine può anche rappresentare un possibile rischio di aumento dei volumi di escavazione».

di Luca Cortini da Bresciaoggi
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