Quale futuro per le malattie rare
Potendo scegliere, ammalatevi di una malattia «comune». È quanto si legge tra le righe dell’intervento «Le malattie rare e il futuro della ricerca» tenuto nei giorni scorsi dal prof. Silvio Garattini a Villanuova.

Potendo scegliere, ammalatevi di una malattia «comune». È quanto si legge tra le righe dell’intervento «Le malattie rare e il futuro della ricerca» tenuto nei giorni scorsi dal prof. Silvio Garattini a Villanuova nell’ambito di un ampio ciclo di incontri culturali organizzati dal Comune. Le malattie rare oggi conosciute sono circa 6mila, colpiscono tutti gli organi e, per oltre il 50%, hanno base genetica e coinvolgono bambini. Per la maggior parte di esse non esiste cura, ed assai scarse risultano le possibilità di scoprirla: in Italia i fondi destinati alla ricerca ammontano solo all’1% del Pil. Insufficienti.

«Per questo - spiega Garattini - molte patologie rare sono "orfane", non riescono cioè ad attirare, a causa della loro scarsa incidenza sulla popolazione, gli investimenti delle grosse industrie farmaceutiche, dissuase da mercati poco remunerativi. La medicina e la farmacologia, infatti, sono anche e forse soprattutto business: si investe laddove sussista la ragionevole certezza di ottenere un sostanzioso ritorno economico».

«Molti medicinali che fanno bella posa nella nostre farmacie sono completamente inutili - continua il medico - venduti col solo scopo di fare cassa: integratori alimentari, immunostimolanti ed antiossidanti. Numerosi farmaci, inoltre, sono necessari per correggere errate abitudini di vita assunte con gli anni nella nostra società, quali il fumo, la sedentarietà e l’alimentazione scorretta. Al contrario, molte cure hanno reale efficacia, resa nulla però nei frequenti casi di utilizzo scorretto, come ad esempio accade per gli antidepressivi, certamente necessari in talune circostanze, ma di nessun sollievo alle fisiologiche difficoltà della vita, oppure per le terapie contro l’ipertensione e il colesterolo, per le quali i parametri considerati normali solo fino a una decina di anni fa ci vengono oggi spacciati come deleteri per la salute».

L’ideale, per ovviare a tutto ciò, sarebbe, secondo Garattini «un’informazione scientifica obiettiva ed indipendente, traguardo quasi irraggiungibile finché industria e pubblicità avranno un ruolo così importante nella diffusione dei farmaci».
Cosa resta da fare dunque? «Nell’attesa bisognerebbe educare noi e i nostri figli alla prevenzione, a sane abitudini di vita e a un onesto scetticismo nei confronti dell’informazione scientifica e di metodi "alternativi" che giungono ormai da ogni dove».
Il prof. Garattini è un medico farmacologo di fama internazionale, direttore e fondatore dell’Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri. Registrazioni in dvd dell’incontro sono disponibili presso la biblioteca civica di Villanuova.

dal Giornale di Brescia
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