Dalla Danimarca alla Turchia, con Erasmus
di Eddy Spezzati

La positiva esperienza di Andrea, che viaggiando per studio nel mondo ha imparato ad essere se stesso



Spesso i nostri giovani salgono agli onori della cronaca solo se sono coinvolti in eventi di violenza, bullismo o incidenti stradali.
Oggi invece voglio proporvi la storia di Andrea, un giovane valsabbino di 23 anni che nulla ha a che fare con tutto ciò, ma che semplicemente ha una bella e sana esperienza di vita da condividere e raccontare.

Durante gli studi in ingegneria meccanica
, grazie anche ad una media alta, ha colto l’occasione per effettuare due semestri universitari con il programma di studi Erasmus in due nazioni totalmente diverse: la Danimarca e la Turchia.

La prima esperienza l’ha vissuta 5 mesi nella nazione nordeuropea, paese dal clima freddo e dai servizi ottimi, dove gli stranieri vengono vissuti come occasione di crescita e scambio culturale. 
Racconta di un’università gratuita, fornita di tutte le comodità (palestra, piscina, ecc ) e con preferenza di un metodo di apprendimento basato sul lavoro di gruppo.

In Turchia invece ha vissuto sulla sua pelle le tensioni internazionali dell’ultimo periodo, ha percepito chiaramente la condizione ancora di svantaggio delle donne locali e le lungaggini burocratiche.
E’ restato comunque incantato dai paesaggi meravigliosi e ha potuto confrontarsi in serenità con giovani praticanti la religione islamica.

Da queste diversissime esperienze di studio e di vita Andrea ha colto comunque dei punti in comune e degli spunti da che vuole condividere con i coetanei che volessero affrontare come lui un periodo di studi all’estero. 

Anzitutto consiglia di “dare il massimo” sempre
: negli studi, ma anche in tutti i momenti di apprendimento, ognuno con le proprie caratteristiche, ma senza accontentarsi della mediocrità.

E poi Andrea racconta entusiasta
di come queste esperienze lo abbiano aiutato a diventare autonomo, a disbrigarsi tra la burocrazia universitaria e non, così come a conoscere realtà diverse dalla nostra e ad adattarsi.

Adattarsi, dice lui, a culture ed usi diversi senza averne paura o sottomettersi ad essi, ma semplicemente per rispetto della popolazione ospitante, pur mantenendo ben saldi i valori, le abitudini e gli insegnamenti che si portava dentro dalla sua amata Italia.


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