La rete e il mare
di Dru

La rete è l'insieme delle categorie filosofiche o più semplicemente la razionalità, che consente la cattura delle cose tutte, almeno di quelle che la rete può catturare


Il mare è invece la liquidità di quel mondo, tutto il mondo, che è altro dalla rete che, solo in parte, lo cattura.
Insomma la rete è la conoscenza delle cose e il mare sono le cose tutte, anche quelle misteriche, delle religioni, le esoteriche, il sangue e la carne della vita, dell'esistenza.

Facciamo che ci diciamo amici del mare, diciamo che il mare è ciò che davvero conta della vita, quell'altro che non è le diverse categorie del mentale, del razionale.

Il mare che non è la rete insomma.
Ciò che conta, ciò che vale della vita, è ciò che non conosciamo, ciò che non è catturabile dalle maglie, seppur strette, della rete, perché alla rete questo essere sfugge.

Ora a questa posizione che potrebbe essere l'obiezione del senso comune alla filosofia, la filosofia può domandare.
Ma il mare è la rete?

Se siamo amici del mare penso che la risposta sia scontata, no! Il mare non è la rete.

E proseguendo sull'obiezione della filosofia, allora essa potrebbe insistere...
Ma il mare è il mare?

Credo che nessun amico del mare, a questa domanda, si opporrebbe.
Si, il mare è il mare.

Eppure, senza che essi se ne rendano ben conto, questa risposta è fatale per gli amici del mare, del misterico, del sangue e della carne della vita, dell'assolutamente altro.

Per coloro che credono di essere amici di ciò che sfugge alla rete, e non si rendono conto di essere irretiti dalla super rete, costituita dal principio di non contraddizione, una delle categorie filosofiche, infatti l'essente (il mare) non è niente. L'essente, in forza del suo esser se stesso, è se medesimo.

Il mare è il mare.

Dostoevskij è un sostenitore del mare, del mare è sostenitore anche Nietzsche, il caos irretito dal demiurgo platonico in questi ultimi filosofi è indomabile, il divenire delle cose non è anticipabile da un Dio demiurgico, dal sapere epistemico, teologico, dell'immutabile che lo determini.

Sapete che Dostoevskij in una sua celebre affermazione dice che se avesse avuto di fronte Cristo e la Verità, e Cristo non fosse stato con la Verità, egli avrebbe scelto fuor di dubbio di stare con Cristo.

Cristo è, qui, il mare sopra, è l'assolutamente altro, ciò che è inconoscibile e non catturabile dalla rete, il caos non demiurgicamente catturabile e trattenibile.

Ora la filosofia può domandare nuovamente a Dostoevskij, ma perché non stare con entrambi?
Perché non stare con Cristo e la Verità.

È chiaro che in forza di quella super rete che è lo stare delle cose secondo il principio di non contraddizione, l'essente non è niente, che l'essente è se stesso.

Che A sia B e non B è impossibile anche per colui che crede di poter essere libero dal principio, anche per i sostenitori del divenire, quelli del mare insomma, il prima non è il poi.

Anche per coloro che si oppongono alle categorie filosofiche, le stesse gli son fatali, gli stanno alle spalle insomma.

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