Educazione e Misericordia
di Nicola Bianco Speroni

Una delegazione del Rotary Valle Sabbia è stata ospite in Vaticano in occasione della celebrazione del Giubileo della Misericordia ed ha avuto l’opportunità di approfondire le tematiche legate all’educazione


L'incontro è avvenuto a seguito del congresso mondiale convocato per ricordare il cinquantesimo anniversario della Dichiarazione del Concilio Vaticano II “Gravissimum educationis”.

L’arcivescovo Vincenzo Zani, segretario della Congregazione per l’Educazione della Santa Sede, ha guidato il gruppo ricordando il valore completo dell’educazione: “Educare è introdurre nella totalità della verità”.
Pertanto, «non si può parlare di educazione cattolica senza parlare di umanità, perché precisamente l’identità cattolica è Dio che si è fatto uomo».
Quindi, «educare cristianamente è portare avanti i giovani, i bambini nei valori umani in tutta la realtà e una di queste realtà è la trascendenza. La crisi più grande dell’educazione, nella prospettiva cristiana, è questa chiusura alla trascendenza. Educare umanamente ma con orizzonti aperti. Ogni sorta di chiusura non serve per l’educazione».

Si tratta di cercare un’“educazione di emergenza” attraverso alcune strade nuove:

- l’educazione informale. «L’arte, lo sport, educano! Bisogna aprirsi a nuovi orizzonti, creare nuovi modelli… Ci sono tre linguaggi: il linguaggio della testa, il linguaggio del cuore, il linguaggio delle mani.
L’educazione deve muoversi su queste tre strade. Insegnare a pensare, aiutare a sentire bene e accompagnare nel fare, cioè che i tre linguaggi siano in armonia; che il bambino, il ragazzo pensi quello che sente e che fa, senta quello che pensa e che fa e faccia quello che pensa e sente
».

- l’educazione inclusiva. «Un’educazione diventa inclusiva perché tutti hanno un posto; inclusiva anche umanamente. La vera scuola deve insegnare concetti, abitudini e valori».

- l’educazione del rischio. Un educatore che non sa rischiare, non serve per educare. Un papà e una mamma che non sanno rischiare, non educano bene il figlio. Rischiare in modo ragionevole.

Cosa significa questo? Insegnare a camminare. Quando tu insegni a un bambino a camminare, gli insegni che una gamba deve essere ferma, sul pavimento che conosce; e con l’altra, cercare di andare avanti.
Così se scivola può difendersi. Educare è questo.
Tu sei sicuro in questo punto, ma questo non è definitivo. Devi fare un altro passo. Forse scivoli, ma ti alzi, e avanti… Il vero educatore deve essere un maestro di rischio, ma di rischio ragionevole.

Infine sono state indicate alcune sfide.
Anzitutto, la sfida delle periferie. Lasciare i posti dove ci sono tanti educatori e andare alle periferie.

«Cercate lì. Non si tratta di andare lì per fare beneficienza, per insegnare a leggere, per dare da mangiare… Questo è necessario, ma è provvisorio. E’ il primo passo. La sfida è andare per farli crescere in umanità, in intelligenza, in valori, in abitudini, perché possano andare avanti e portare agli altri esperienze che non conoscono».

Un’altra sfida è quella dei muri da abbattere
. «Il fallimento più grande che può avere un educatore, è educare “entro i muri”.
Educare dentro i muri: muri di una cultura selettiva, i muri di una cultura di sicurezza, i muri di un settore sociale che è benestante e non va più avanti»
.

160202_rotary.jpg