Assolti perché il fatto non sussiste
di Redazione

Per la Corte d’assise di Brescia non ci sono la circonvenzione e l’abbandono di incapace per i nipoti accusati di aver sottratto denaro e lasciato in situazioni di indigenza le anziane zie di Vestone


Assolti perché il fatto non sussiste. Questo l’epilogo della vicenda che ha visto protagonisti Sergio Bagozzi, 76enne di Vestone, sua maglie Bruma Buccio e l'ex genero Giuseppe Scarmozzino davanti alla Carte d'assise con l'accusa di aver approfittato della vecchiaia delle zie Tullia e Lidia (di 89 e 98 anni) e di averle abbandonate dopo averle spogliale di tutti i loro averi: 600mila euro spostati sui loro conti in poche ore.

La sentenza è arrivata ieri mattina al termine di un processo durato diversi mesi e particolarmente sofferto dai parenti delle vittime, ma anche dai tre imputati, accusati di reati odiosi e gravi, anche sotto il profilo della pena.

Per il sostituto procuratore Ambrogio Casciani, titolare del fascicolo che a fine dello scorso novembre chiese una condanna a sei anni di reclusione, Sergio Bagozzi, con il concorso della moglie e dell'ex marito della figlia, e soprattutto grazie al ruolo di amministratore di sostegno delle due anziane zie, era riuscito a mettetele mani sui loro risparmi di una vita e aveva cercato di ripulirli  facendoli transitare sui conti intestati alla moglie e all'ex genero. I due, secondo la ricostruzione dell'accusa, avrebbero poi operato su quei rapporti, investito, incassato quel denaro ma anche trasformato, almeno in parte, in assegni circolari a favore proprio di Bagozzi.
Per questa ragione il pm li aveva iscritti nel registro degli indagati con l'accusa di riciclaggio e chiesto la loro condanna 1 a sei anni. Condanna che non è arrivata.

In attesa di leggere le motivazioni, per le quali la Corte d'assise si è presa 90 giorni, è evidente come la versione difensiva della vicenda abbia retto al vaglio dei giudici. Vanni Barzellotti, difensore di Bagozzi, nella sua arringa escluse irregolarità nell'operato del suo assistito: «Si è sempre trattato di regali delle zie. Di circonvenzione nemmeno l'ombra».

E di regali parlò anche l'ex genero del 76enne di Vestone: Giuseppe Scarmoccino, in aula, in sede di dichiarazioni spontanee, raccontò di quella volta in cui la zia Tullia si fece accompagnare da lui e dalla sua ex moglie in banca e «qui - disse - ci donò 100mila euro a testa».

Con la sentenza di ieri la Corte non ha solo mandato assolti i tre imputati, ha restituito loro quanto gli era stato sequestrato: 450mila euro.

TribunaleBrescia.jpg