«Qui tra le rocce e il cielo»
di Redazione

Questa sera al teatro Corallo di Villanuova, lo spettacolo del Teatro gavardo dedicato alla Grande Guerra in montagna, liberamente tratto dal libro di Maurizio Abastanotti “Del mio lungo silenzio”



Sarà proposto questa sera al teatro Corallo di Villanuova, per iniziativa dell’amministrazione comunale e del locale gruppo alpini, lo spettacolo teatrale “Qui tra le rocce e il cielo”, del teatro Gavardo, con protagonista Andrea Giustacchini, su testo di John Comini, liberamente tratto dal libro di Maurizio Abastanotti “Del mio lungo silenzio”, musiche originali di Luca Lombardi, video di Sara Ragnoli, e la regia di Peppino Coscarelli

Dopo le  70 repliche de “La guerra negli occhi” tratto dal libro (giunto alla terza edizione) “A chi dimanda di me” di Mauro Abastanotti (Liberedizioni), Andrea Giustacchini torna a raccontare la storia dei nostri soldati in quella catastrofe che fu la Grande Guerra. Il racconto percorre tutti gli anni della guerra, da quando l’Italia era neutrale (1914) all’entrata in guerra, fino alla vittoria finale ed al ritorno a casa. Il protagonista della vicenda è un ragazzo delle nostre valli, che abita in un piccolo paese, lavora nei campi ed è innamorato di una ragazza. Quando viene arruolato nel Corpo degli Alpini, si trova in poco tempo a combattere la guerra in montagna: ogni cima, ogni ghiacciaio, ogni crepaccio, ogni roccia, sono una sfida assoluta: freddo intenso, fatiche inenarrabili, condizioni penose.

I nostri alpini, caricati fino al limite delle forze, con marce di 15 ore, attraversano ghiacciai e salgono fino a quote di oltre 3000 metri, portando la paglia per dormire. Il traino di un enorme cannone, la costruzione di gallerie nel ghiaccio, l’arrampicarsi sui ripidi canaloni della dorsale rocciosa, anche con scale, tra passerelle di corde sul vuoto, sotto il rombo dei cannoni e delle mitragliatrici degli austriaci in posizione più alta, dormendo all’addiaccio. Stare di guardia sulle vette, per di più mal ricoperti, è uno dei più duri sacrifici, soprattutto di notte e nelle albe gelide per la tormenta; quando i sensi sembrano impazzire davanti al vuoto e lo sguardo sembra non trovare un punto su cui posarsi…C’è  poi l’insidia delle valanghe che in un attimo ti travolgono e ti seppelliscono.

Il nostro protagonista diventa innocente testimone della tragedia della guerra, combattuta con il sangue di tanti piccoli grandi uomini come lui.
Attraverso le toccanti parole del protagonista, che racconta la verità umana della guerra, il pubblico è immerso in una storia  in cui a momenti lancinanti si affiancano episodi di toccante umanità e anche di sano umorismo.  

Lo spettacolo è liberamente ispirato al libro di Maurizio Abastanotti “Del mio lungo silenzio” (Liberedizioni), ma con rimandi a Lussu, Gadda, Ungaretti e a Remarque (l’autore di “Niente di nuovo sul fronte occidentale”).
160128_qui_tra_le_rocce.jpg